Nel partito Repubblicano è il momento di un'analisi sulle reali possibilità di vittoria a novembre. L'anno è iniziato con le speranze ridotte al lumicino per il Gop, trascinato ai minimi storici nei sondaggi dal gradimento sempre più basso del Presidente Bush. La vittoria a sorpresa di Obama tra i Democratici e di John McCain tra i Repubblicani ha però modificato la situazione, perchè McCain ha saputo distanziare la propria immagine da quella del Presidente in carica, e perchè Obama viene ancora oggi considerato un candidato "vulnerabile" agli attacchi di cui il Gop è maestro. Questo ribaltamento della situazione ha causato un certo caos nel partito, diviso senza vie di mezzo tra chi vede vicina la disfatta - anche sull'onda dei risultati delle elezioni suppletive - e chi invece prevede una netta vittoria basandosi sul trend positivo dei sondaggi.
Secondo Politico, alcuni importanti strateghi Repubblicani McCain non solo riuscirà a sconfiggere Obama, ma addirittura potrebbe vincere con un margine superiore rispetto a quello raggiunto da George W. Bush nelle elezioni del 2004. Nonostante la raccolta fondi vada a rilento e i sondaggi lo vedano ancora dietro, facendo una proiezione sui possibili risultati stato per stato, questi strateghi sono arrivati a prevedere che McCain sconfiggerà Obama con un distacco di più di 50 Grandi elettori (nel 2004 Bush sconfisse Kerry per 35 Grandi elettori).
"Stiamo andando molto bene in diversi stati" ha spiegato a Politico uno stratega che ha chiesto di rimanere anonimo "Ci sono molti scenari positivi per McCain. Certamente non dobbiamo lasciarci trascinare dall'entusiasmo, da qui a novembre c'è un'eternità, ma McCain sembra nettamente più forte.
"Il clima politico chiaramente favorisce i Democratici" spiega Whit Ayers, sondaggista del Gop "ma un'analisi stato per stato evidenzia che McCain ha un leggero margine di vantaggio per quanto riguarda i Grandi elettori".
Uno scenario probabile, secondo il Gop, è quello di un Obama che conquisterà la maggioranza nel voto popolare ma non nei collegi elettorali. Ad esempio negli stati del sud potrebbe fare il pieno di voti dei neri, ma senza conquistare gli stati tradizionalmente Repubblicani. Inoltre va ricordata la forza di McCain tra gli indipendenti "Senza nulla togliere agli altri candidati" ha detto il sondaggista Glen Bolger "se chiunhque altro avesse ottenuto la nomination, a novembre saremmo stati spacciati".
Gli strateghi Repubblicani contano sul fatto che, a parte Iowa e, forse, Colorado, McCain conquisterà gli stessi stati vinti da Bush nel 2004, più Michigan e New Hampshire. In questo modo McCain otterrebbe 291 Grandi Elettori contro 246 di Obama. Se poi Obama perdesse il Colorado e McCain vincesse in Pennsylvania il margine sarebbe 300 a 237.
Dal lato opposto, a preoccupare il partito c'è soprattutto la disorganizzazione nello staff di McCain, causata ed evidenziata dal fatto che lo stesso candidato non presta particolare attenzione agli aspetti organizzativi della campagna. Dimissioni tra i consiglieri di McCain, accusati di legami con le lobby, la lentezza nel prepararsi alla campagna per le presidenziali, indecisione sui temi forti da cavalcare: sono questi gli aspetti che fanno tremare molti leader del partito.
"L'immagine di McCain si basa sul fatto di essere un riformatore, ma i legami con le lobby sono un problema" spiega Terry Nelson, che ha guidato lo staff del Senatore fino allo scorso autunno "se Obama riuscirà a farlo passare per il solito politicante di Washington, lo danneggerà irrimediabilmente."
La disorganizzazione della campagna elettorale, neanche lontanamente paragonabile alla macchina da guerra di Bush-Cheney, ha dilapidato il vantaggio di poter cominciare a guardare a novembre con 3 mesi di anticipo rispetto ai Democratici. Ora che Obama ha conquistato la nomination e può unire il partito, partirà ben presto con spot contro McCain, che dovrà guardare ai mesi trascorsi come ad un'opportunità mancata.
In alcuni stati importanti come la West Virginia, i comitati non hanno ancora presidenti.
Inoltre la necessità di rivolgersi sia ai moderati che ai conservatori ha fatto sì che McCain si sia trovato a lanciare messaggi contraddittori. Recentemente ha parlato per tre giorni di riscaldamento globale, un tema che lo distanzia nettamente da Bush, ma ha concluso la settimana alla National Rifle Association, il sindacato dei possessori di armi da fuoco.
Terry Nelson, che guidò anche la vittoriosa campagna di Bush nel 2004, aggiunge "Ci sono due cose che McCain deve fare se vuole vincere. Punto primo, trovare un messaggio convincente per i Repubblicani. Punto secondo, convincere gli elettori ad andare a votare. Per quel che vedo, sotto tutti e due i punti di vista c'è molta strada da fare".
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