Le elezioni presidenziali del 1964 si tennero in una America ancora sotto shock per l'assassinio di John F. Kennedy, avvenuto il 22 novembre 1963. Come da Costituzione, il posto di Comandante in Capo era stato occupato dal vice di Kennedy, Lyndon Johnson, che aveva scelto di non nominare un vicepresidente fino alle successive elezioni.
Johnson, che era stato sconfitto nelle precedenti primarie, annunciò che si sarebbe presentato alle elezioni del 1964, e nonostante la sua nomination sembrasse scontata, altri esponenti importanti del partito Democratico si fecero avanti alle primarie (che ancora si tenevano solo in alcuni stati). Tra questi vanno segnalati il Governatore della California Pat Brown e il Governatore dell'Alabama George C. Wallace. Vincendo nel suo stato di elezione, Brown conquistò la maggioranza nel voto popolare, ma non fu mai in partita nel numero complessivo di delegati. Fu Wallace, segregazionista e contrario alle proposte di Johnson sui diritti civili, a dare filo da torcere al Presidente sfidandolo in alcuni stati del nord e ottenendo buoni risultati in Maryland, Indiana e Wisconsin.
Alla convention, Johnson dovette affrontare l'avversione di Robert Kennedy, all'epoca capo del Dipartimento di Giustizia, che intendeva usare l'influenza del suo nome per costringere Johnson a sceglierlo come vicepresidente. Johnson riuscì a posticipare il discorso di Kennedy all'ultimo giorno della convention, quando ormai il vice sarebbe già stato votato. La scelta ricadde su Hubert Humphrey, liberale e attivista dei diritti civili. Poco dopo, Bob Kennedy lasciò l'incarico di governo per candidarsi al Senato.
Il partito Repubblicano nel 1964 era in piena crisi di identità, aggravata dal fatto che l'assassinio di JFK aveva portato di fatto ad una sospensione dell'opposizione per motivi di opportunità. Richard Nixon, l'unico in grado di unire l'ala moderata e quella e conservatrice, dopo la sconfitta nelle presidenziali del 1960 e anche nelle elezioni per il Governatore della California del 1962, decise di non presentarsi.
Si candidarono invece il Senatore Barry Goldwater dell'Arizona, il Governatore di New York Nelson Rockefeller, il Governatore dell'Ohio James A. Rhodes e l'ex candidato vicepresidente del 1960 Henry Cabot Lodge.
Nelle prime tornate, Cabot Lodge conseguì alcuni successi a sorpresa accreditandosi come front-runner, ma i grandi stati premiarono Goldwater e Rockefeller che conquistarono quasi lo stesso numero di voti. Decisive furono le primarie in California, a cui Rockefeller arrivò fresco di divorzio e di un nuovo matrimonio con una divorziata. Questo indispettì la base conservatrice del Gop che si schierò per Goldwater.
La convention fu una delle più combattute della storia Repubblicana: Rockefeller venne apertamente contestato quando salì sul palco, mentre i moderati tentarono di presentare il Governatore della Pennsylvania Scranton per fermare i conservatori. Goldwater ottenne comunque la nomination al primo voto.
Le divisioni nel Gop impedirono a Goldwater di allargare il consenso ai moderati del partito, che arrivarono apertamente a boicottarlo ricordando le sue passate battaglie contro i provvedimenti progressisti portati avanti dall'amministrazione Eisenhower, che evitò di dare il suo supporto al candidato. I Democratici, dal canto loro, dipinsero Goldwater come un razzista guerrafondaio, che avrebbe distrutto lo stato sociale e avrebbe precipitato il paese in una guerra nucleare con la Russia. Poco prima delle elezioni, Goldwater aveva infatti votato contro il Civil Rights Act promulgato da Johnson. Il candidato Repubblicano fu inoltre attaccato per alcune sue frasi sprezzanti sulle politiche sociali e l'economia liberale ("Certe volte penso che la nostra nazione sarebbe migliore se la Costa Est si staccasse" aveva detto nel 1961).
Goldwater si rese anche protagonista di alcune gaffe in campagna elettorale, come quando disse che l'esercito USA avrebbe dovuto buttare una bomba atomica nel bagno degli uomini del Cremlino. Per questo e altri motivi, molti importanti Repubblicani tra cui Eisenhower (Goldwater aveva anche detto a proposito di una possibile candidatura di Milton Eisenhower, fratello dell'ex presidente "Un Eisenhower in una generazione è abbastanza"), Rockefeller e il Governatore del Michigan George Romney (padre di Mitt) rifiutarono di sostenerlo.
L'attore hollywoodiano Roland Reagan si schierò invece per Goldwater con un apprezzato discorso televisivo: fu l'inizio della sua carriera politica, che lo portò solo due anni dopo ad essere eletto Governatore della California.
Le elezioni si tennero il 3 novembre e sono ricordate come una delle più nette vittorie Democratiche. Johnson annientò l'avversario ottenendo il 61% del voto popolare, la più ampia percentuale dal 1824. Johnson e Humphrey conquistarono 44 stati + DC e 486 Grandi Elettori, lasciando a Goldwater 6 stati e 52 Grandi Elettori.
La disfatta Repubblicana portò i Democratici a conquistare una vasta maggioranza anche al Congresso.
Ciononostante, l'esperienza di Goldwater (che a seguito della sconfitta lasciò la politica) è stata fortemente rivalutata negli anni successivi dai politici conservatori, che hanno eletto Goldwater a loro icona, rivalutazione culminata nell'era Reagan. Molti politici americani oggi in attività, anche Democratici, sono scesi in politica proprio per appoggiare la campagna di Goldwater, che faceva grande affidamento alle iniziative spontanee dei sostenitori. Tra loro, una giovanissima Hillary Clinton, che a 17 anni, provenendo da famiglia conservatrice, fece volontariato per Goldwater.
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