martedì 19 febbraio 2008

Gary Hart: Obama non svanirà

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di Steve Kornacki (New York Observer)

Il risultato di stallo del Super Tuesday non ha fatto altro che rafforzare i parallelismi tra la lotta Hillary Clinton-Barack Obama e le primarie per la nomination Democratica nel 1984, un'altra corsa a due che opponeva un candidato innovatore contro l'establishment del partito e un candidato che non venne nominato fino alla convention di luglio a San Francisco.
Nella campagna dell'84, il ruolo di Obama apparteneva a Gary Hart, le cui nuove idee lo portarono ad una vittoria con un distacco di 13 punti in New Hampshire, che lo proiettò in testa e, in poche settimane, portò Walter Mondale - che aveva cominciato la campagna come il più sicuro favorito nella storia delle primarie - sull'orlo della capitolazione. Un trionfo di Hart nel Super Tuesday a marzo avrebbe indotto l'ex vicepresidente al ritiro, ma quando Mondale vinse per un'incollatura in due stati (contro i sette di Hart) i media proclamarono la sua riscossa.

Quando primarie e caucus finirono a giugno, la situazione era in pareggio: entrambi avevano vinto quasi lo stesso numero di delegati elettivi, e Hart era leggermente avanti nel voto popolare. Ma la nomination andò a Mondale, perchè i superdelegati erano con lui sin dall'inizio, molto prima che Hart emergesse.
"Mia moglie ed io chiamammo personalmente ciascuno di loro tra le primarie della California (il 2 giugno) e la convention, e loro non dicevano altro che 'Mi sarebbe piaciuto non aver promesso il mio voto a Mondale, ma l'ho fatto'" ha raccontato Hart.
Nonostante i sondaggi del mercoledì precedente alla convention mostrassero che Hart era nettamente più forte di Mondale come avversario di Ronald Reagan, i superdelegati rimasero fedeli ai loro impegni, Mondale fu nominato e i Democratici subirono una disfatta in 49 stati a novembre.
Hart, che oggi insegna all'Università del Colorado-Denver, ora supporta Obama. Ci sono chiare somiglianze tra i due: gli elettori hanno in prevalenza un livello di istruzione alto, e sono giovani. D'altronde anche la Clinton e Mondale si assomigliano, rappresentanti dell'establishment del partito, beneficiari del voto femminile, degli ispanici e dei bianchi appartenenti alle classi economiche basse (unica differenza, Hart dovette faticare per ottenere i voti dei neri [anche perchè nelle primarie era in corsa Jesse Jackson, ndG.]).
"Si deciderà alla convention come nel 1984, ma Obama ha molte più chance di avere il voto dei superdelegati rispetto a me, perchè molti di loro erano con Mondale da prima del New Hampshire".
Ecco il punto chiave: mentre Hart era nell'anonimato prima che il NH lo rendesse una star, i superdelegati oggi conoscono bene Obama fin dall'inizio della corsa. E nel 2008 sono più avveduti nel non allinearsi subito al favorito: nel 1984 i superdelegati erano una invenzione recente.
"Presumo che Hillary e suo marito siano al telefono con loro in questo momento, e stanno dicendo 'Ricorda quando eri con me alla Casa Bianca' oppure 'Ricorda quando ho fatto campagna per te'" ha detto Hart.
Il vantaggio di Obama, secondo Hart, è la sua abilità nell'attrarre i voti degli indipendenti e dei Repubblicani in vista di novembre.
"Diventerà una questione di lealtà contro eleggibilità" ha detto Hart "perchè sarà presto chiaro a chiunque che Obama è il candidato più forte alle presidenziali".
Hart spiega anche che, poichè con le presidenziali si svolgeranno anche le elezioni per il Congresso, molti superdelegati che saranno candidati, appoggeranno come nominato chi ha maggiori possibilità di vincere nel loro stato, e i buoni risultati raccolti da Obama nelle roccaforti repubblicane come il North Dakota o lo Utah possono fare la differenza anche in questo caso.
Hart fornisce la sua esperienza personale di senatore del Colorado "Nel 1980 correvo per la rielezione, e in quelle votazioni era candidato presidente Jimmy Carter, molto impopolare nello stato. Dovevo ottenere 26 punti in più di lui per vincere. Non è una cosa facile per nessuno".
Guardando alle future primarie, Hart sostiene che Obama dovrà allargare il proprio consenso fra gli ispanici, specialmente se vuole essere competitivo il 4 marzo in Texas. Gli altri grandi stati sono l'Ohio e la Pennsylvania, i cui governatori appoggiano la Clinton.
"Io vinsi in Ohio" ricorda Hart "quindi ce la può fare anche Obama. La Pennsylvania è un po' più difficile perchè il partito ha un'influenza molto forte".
Secondo Hart, l'unico caso in cui la nomination si deciderà prima della convention, è se la Clinton finirà i soldi, o se uno dei candidati farà un errore talmente clamoroso da perdere tutto il consenso. Hart ne sa qualcosa: nel 1984nei giorni finali delle primarie, lui fece delle dichiarazioni infelici sugli sprechi del New Jersey che occuparono i media e gli costarono la sconfitta nello stato, l'unico in cui perse fra gli ultimi 12 in cui si votò.
"Questi candidati sono molto, molto, molto stanchi, e non credo che le persone o i giornalisti se ne rendano conto"

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