Le elezioni tenutesi domenica in Pakistan rischiano di rappresentare la prima grana per il nuovo inquilino della Casa Bianca fra 11 mesi, giacchè è difficile immaginare che oggi, nella fase finale del suo mandato, Bush voglia agire in maniera eclatante.
Oggi il partito del presidente Pervez Musharraf, che ha preso il potere nel 1999 dopo un colpo di stato militare, ha ammesso la sconfitta nelle consultazioni elettorali, monitorate da osservatori internazionali.Ad aver vinto, anche se i conteggi non sono terminati, dovrebbero essere il Partito Popolare Pakistano, quello guidato da Benazir Bhutto, uccisa a dicembre, e la Lega Musulmana-N dell'ex premier Nawaz Sherif. Musharraf ha però fatto sapere che non è intenzionato a lasciare il potere ma, al massimo, "collaborerà" con i vincitori delle elezioni. Musharraf, salito al potere grazie agli integralisti, dopo l'11 settembre 2001 si schierò immediatamente con gli USA evitando al suo paese di diventare un altro Afghanistan, ma gli sono sempre stati rimproverati rapporti stretti con i fondamentalisti, e non è un segreto che sia pesantemente influenzato dai servizi segreti.
Mentre George Bush ha sempre adottato una tattica tollerante verso l'alleato, temendo una ulteriore destabilizzazione del paese, tutti e tre i candidati presidenziali americani in corsa per la Casa Bianca hanno posizioni molto critiche sul Pakistan. Hillary Clinton ha sostenuto in più occasioni la necessità che in Pakistan ci sia una democrazia compiuta, Barack Obama si è detto favorevole ad una presenza militare nel paese, anche se solo con "compiti di intelligence", con o senza il consenso del governo pakistano. Infine John McCain ha chiesto l'intervento militare in Pakistan dopo l'assassinio della Bhutto.
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