lunedì 18 febbraio 2008

Rassegna stampa democratica: la guerra degli spot, i superdelegati ci ripensano, la Clinton chiede Florida e Michigan

L'ultima frontiera della "guerra" tra i candidati democratici si combatte in televisione. Qualche giorno fa ho postato lo spot in onda nel Wisconsin con cui la Clinton attaccava il rivale per essersi rifiutato di partecipare ad un dibattito nello stato.
La replica di Obama è arrivata a stretto giro di spot, in meno di 24 ore, con un video che inizia con queste parole "Dopo 18 dibattiti, e altri 2 in programma, Hillary dice che Barack Obama evita i dibattiti? E' la solita vecchia politica fatta di accuse false e ipocrite". Poi lo spot torna al programma di Obama per la sanità "Anche il ministro del Lavoro di Bill Clinton ha detto che il piano sanitario di Obama copre più persone di quello di Hillary taglia più spese."
Il giorno dopo, lo staff della Clinton ha diramato un nuovo spot, in cui oltre ad accusare Obama per il mancato dibattito, attacca il suo piano sanitario e spiega che Obama ha votato a favore di lobby petrolifere: "Barack Obama continua a sottrarsi al dibattito in Wisconsin nascondendosi dietro false accuse. Forse non vuole spiegare perchè il suo piano sanitario lascia 15 milioni di persone senza copertura mentre quello di Hillary riguarda tutti. O perchè ha votato a favore dei finanziamenti di Bush alle compagnie petrolifere mentre Hillary no. O perchè ha detto di voler alzare l'età pensionabile. Ma Hillary no. Perchè Barack Obama non vuole discutere queste differenze? Il Wisconsin merita di meglio".
L'ultimo (in ordine di tempo) capitolo è il nuovo spot di Obama: "Dopo 18 dibattiti, e altri 2 in programma, Hillary dice che Barack Obama evita i dibattiti? E' la solita vecchia politica. Ecco la verità: Obama ha un piano per proteggere i benefit e l'attuale età pensionabile. Hillary no. Sul piano sanitario, anche il ministro del Lavoro di Bill Clinton ha detto che quello di Obama copre più persone di quello di Hillary. E Obama ha sostenuto una legge per abolire i tagli alle tasse sulle compagnie petrolifere. Stanchi della solita vecchia politica? Votate per il cambiamento".
Per la cronaca, il numero di messe in onda degli spot di Obama ha surclassato quelli della Clinton grazie ai grossi investimenti del candidato dell'Illinois sulla copertura televisiva. E intanto il Governatore dei Wisconsin Jim Doyle, ha appoggiato Obama giudicando "molto ingenerosi" gli attacchi della Clinton.

I superdelegati ci ripensano

Negli ultimi giorni l'appoggio massiccio dei superdelegati a Hillary Clinton ha subito una inversione di tendenza. Da un lato l'inatteso successo di Obama, da un altro la possibilità che i big del partito siano decisivi per la nomination, hanno cambiato le carte in tavola.
Alcuni superdelegati di colore, che dall'inizio sostenevano la Clinton, hanno cambiato idea. John Lewis (nella foto insieme ad Obama), icona dei diritti civili e sostenitore della Clinton dallo scorso autunno, ha ritirato formalmente il suo endorsement dopo le insistente del Congressional Black Caucus, un'associazione di attivisti, che gli hanno chiesto di sostenere Obama. Inoltre Lewis è un superdelegato della Georgia, stato dove Obama ha stravinto. Lo stesso avrebbe fatto James Clyburn, rappresentante della South Carolina, che ha detto "Molti superdelegati hanno dato il loro appoggio mesi fa, credendo di seguire il pensiero prevalente, ma adesso hanno molti dubbi".
Dei 300 superdelegati ancora incerti, 30 hanno avuto stretti rapporti con i Clinton, ma 100 di loro provengono da stati in cui Obama ha vinto, spesso in maniera eclatante. E per la maggior parte sono uomini.
Molti superdelegati, riunitisi attorno ad Al Gore, hanno deciso di rimanere neutrali per ora, nella speranza di arrivare ad una soluzione "pacifica" che non renda necessario il loro intervento nella convention. Gore, assieme a Nancy Pelosi (che ha fatto sapere che appoggerebbe Obama, ma per il momento preferisce non esprimersi), John Edwards, Joe Biden e Chris Dodd, hanno incontrato entrambi i candidati spiegando che cercheranno di convincere gli altri superdelegati a non dare un appoggio finchè non sarà indispensabile. E' evidente per i Democratici il rischio che, una soluzione decisa dai big del partito, faccia pensare che la nomination sia stata decisa da poche persone e non dal popolo.

La Clinton vuole Michigan e Florida
Come previsto qualche settimana fa, nel momento in cui la corsa è diventata difficile e il Super Tuesday non ha cambiato le cose, Hillary Clinton ha deciso di chiedere ufficialmente che le vengano assegnati i delegati vinti in Michigan e Florida, i due stati penalizzati per aver anticipato le primarie.
Il Michigan aveva originariamente 156 delegati e la Florida 210, e la Clinton ha vinto con ampio margine in entrambi gli stati. Si calcola che in totale avrebbe conquistato 192 delegati contro i 72 di Obama, e spiccherebbe quindi un salto deciso verso la nomination.
Tuttavia il Partito Democratico ha già fatto sapere che non è un'ipotesi plausibile, sia perchè i due stati hanno violato le regole del Democratic National Committee rifiutando possibili date alternative concordate, sia perchè Obama non era presente come candidato in Michigan, e in Florida tutti i candidati hanno accettato di non fare campagna in Florida (anche se poi la Clinton ha violato l'accordo). La Clinton sostiene che i 2 milioni di elettori dei due stati abbiano diritto di vedersi rappresentati, mentre Obama si è detto disponibile che i delegati di Michigan e Florida partecipino alla convention ma senza diritto di voto.
La palla passa ora nelle mani di Howard Dean (nella foto), presidente del DNC, che ha già fatto sapere di non volersi inserire nelle polemiche tra i due candidati, ma che comunque le regole vanno rispette.
Un'ipotesi sul tavolo è quella di far ripetere il voto nei due stati, nel caso in cui fosse indispensabile per decidere la nomination.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Secondo me i superdelegati conteranno fino ad un certo punto. Alla fine vincerà la nomination democratica il candidato che si aggiudicherà l'Ohio e il Texas e non credo che quel candidato sarà Obama.
I superdelegati si accoderanno dietro il vincitore di quei due stati

Democratico

Anonimo ha detto...

Vorrei capire se censuri Ron Paul involontariamente o apposta . La prima impressione viene dalla foto della home del sito , poi scorrendo un po' le varie notizie si palesa l'inesistenza di informazioni a suo riguardo ? è un candidato scomodo si sa ma non dovrebbe esserlo per un blog come questo .

G. ha detto...

Non mi pare proprio di aver censurato Paul. Come puoi vedere ho pubblicato la sua biografia, mentre ad esempio non ho fatto lo stesso con Romney o la Clinton. Pubblico sempre i voti che ha ricevuto e lo cito nei sondaggi.
E' evidente che non ha nel blog lo stesso spazio che ha il front-runner McCain, sia per il suo ruolo nella campagna elettorale, sia per la scarsità di notizie su di lui (visto che comunque mi rifaccio alla stampa americana che, come dici giustamente tu, non dedica spazio a Ron Paul)