Il New York Times ha intervistato molti di questi superdelegati, e tutti, a prescindere dalle proprie inclinazioni, sono preoccupati che il loro ruolo possa indebolire il candidato prescelto per le presidenziali.
Molti hanno detto di volersi tenere aperte tutte le possibilità, ma la tendenza generale ha visto un rovesciamento a favore di Barack Obama. Moltissimi hanno infatti detto di volersi attenere a quello che Obama ha invocato come principio cardine: la volontà degli elettori.
Obama ha conquistato più stati, più voti e più delegati elettivi.
L'ultimo sondaggio tra i superdelegati ha mostrato che, dal Super Tuesday di febbraio ad oggi, Obama ha conquistato più endorsement della Clinton, che tuttavia mantiene ancora la leadership globale, con circa 40 superdelegati in più. Nell'ultimo mese, Obama ha conquistato l'appoggio di 54 superdelegati, la Clinton di 31.
"Se alla fine il Senatore Obama avrà conquistato più stati, più delegati e più voti" ha detto Jason Altmire, superdelegato della Pennsylvania ancora indeciso "ci sarà bisogno di una spiegazione molto forte sul perchè un super-delegato debba votare un altro candidato".
Altmire ha ripetuto queste parole anche alla Clinton, durante un incontro con altri superdelegati indecisi.
I superdelegati si sono anche detti preoccupati che l'animosità tra Obama e la Clinton rappresenti un vantaggio per McCain alle presidenziali.
"E' un incubo che diventa realtà" ha detto Richard Machacek, superdelegato dell'Iowa.
In Ohio il Senatore Sherrod Brown sembra avere un compito facile: la Clinton ha vinto con distacco in quello stato. Si schiererà con lei? Non necessariamente.
"E' il computo totale di voti, il computo totale di delegati, è che porta energia alla campagna" ha spiegato Brown "Bisogna risolverla prima della convention, e penso che sarà fatto".
Ma Eileen Macoll, dirigente dello stato di Washington, la vede diversamente "Penso che si deciderà alla convention, voteremo tutti quanti e si deciderà la nomination".
I superdelegati sono anche preoccupati dalla prospettiva di essere visti come un'èlite che può sovvertire il voto popolare, e per questo sperano in un intervento risolutore delle tre persone più autorevoli del partito: il presidente Howard Dean, la speaker della Camera Nancy Pelosi, e l'ex vicepresidente degli Usa Al Gore, il superdelegato più influente (escludendo Bill Clinton, per ovvi motivi).
"Penso che Dean debba convocare una riunione prima della convention, e costringere i due candidati ad arrivare ad una soluzione" ha detto Bill George, della Pennsylvania.
Ma David Parker della North Carolina ha un'idea diversa "Non penso che molta gente darà ascolto a Howard Dean. Il DNC non è un monolite che si muove come un unico corpo".
E Nancy Pelosi, quasi a voler rispondere all'appello, si è espressa subito dopo la pubblicazione dell'articolo sul NYTimes.
"Se i voti dei superdelegati contraddicessero quello che è avvenuto nelle elezioni, sarebbe un grave danno per il partito".
Una dichiarazione che sarà stata accolta con gioia da Obama.
Nell'intervista, la Pelosi ha anche aggiunto che se un candidato chiude le primarie con una chiara maggioranza, deve ottenere la nomination.
Non tutti i superdelegati indecisi sposano però questa teoria.
Gray Sasser, superdelegato del Tennessee, ha dichiarato "La volontà popolare è un principio estramemente fugace" citando il fatto che in Nevada la Clinton ha vinto i caucus ma Obama ha conquistato più delegati. "Il compito dei superdelegati è quello di decidere chi sia il candidato più adatto".
"E' sbagliato suggerire che un supedelegato che vota in modo diverso dalla volontà popolare compia un atto inappropriato" ha aggiunto Jerry Meek, della North Carolina "perchè le regole sono chiare e permettono la totale discrezionalità".
Ci sono ancora 246 superdelegati indecisi, 107 da stati vinti da Obama, 83 da stati vinti dalla Clinton, 56 da stati in cui non si è ancora votato. Dei 246, 75 sono donne, 10 sono Governatori e 100 siedono nel Congresso.
Nessun commento:
Posta un commento