lunedì 7 aprile 2008

Mark Penn costretto a dimettersi

Anche se il suo nome non è di quelli che si sentono più spesso in questa campagna elettorale, Mark Penn è senza dubbio la personalità più influente (e controversa) alle spalle di Hillary Clinton. E' il suo principale consigliere e lo stratega della campagna elettorale, l'ideatore di tutte le tattiche che hanno fatto restare la senatrice ancora in corsa, e il principale teorico del "non ritirarsi". Odiato da tutti gli altri componenti dello staff (comprese le due manager della campagna, che si sono alternate finora), Penn non era mai stato messo in discussione. Ma ora l'ha fatta davvero grossa e si è dovuto dimettere quest'oggi.

Questa la cronaca. La scorsa settimana, i giornali hanno riportato la notizia di un incontro di Penn con l'ambasciatore della Colombia per discutere i termini di un accordo commerciale. Un accordo commerciale che però è stato fortemente avversato dalla Clinton nel corso di questa campagna elettorale.
Sono state immediata le reazioni, soprattutto da parte dei sindacati che appoggiano Obama, e che avversano profondamente gli attuali trattati commerciali approvati dall'amministrazione Bush. Jim Hoffa, presidente di Teamsters, ha chiesto per primo le dimissioni di Penn e ha messo in discussione la credibilità di Hillary Clinton sul tema dei trattati di commercio. "Come possiamo credere che, da Presidente, Hillary Clinton si opporrà a questo accordo quando il suo principale consigliere è stato pagato dalla Colombia per sostenerlo?".

Il Wall Street Journal ha poi riportato che, prima del meeting, Penn si era incontrato con un rappresentante di una lobby per accordarsi sul passaggio al Congresso di un trattato sul libero commercio che Bush presenterà la prossima settimana e che è avversato sia da Obama che dalla Clinton.
Mark Penn si è scusato sostenendo che l'incontro con l'ambasciatore colombiano è stato "un errore di giudizio". Lo staff della Clinton ha spiegato che Penn ha partecipato all'incontro per incarico della lobby a cui appartiene e non come rappresentante della campagna elettorale.

La spiegazione non è però servita a mascherare la profonda irritazione dei Clinton. Il NY Times descrive Hillary "furiosa" con Penn, che sarebbe stato costretto a dimettersi, anche se in molti contestano il fatto che ci siano voluti diversi giorni perchè questo accadesse.
Il ruolo di "chief strategist" della campagna della Clinton passa a Geoff Garin e Howard Wolfson, che attualmente ricoprivano il ruolo di portavoce.

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