venerdì 11 aprile 2008

Karl Rove spiega come vincere la convention / 1

Karl Rove, il discusso vice-capo dello staff di George Bush e suo principale consulente e stratega nelle campagne elettorali che lo hanno portato alla Casa Bianca per due mandati, ha spiegato a Newsweek quali sono le strategia che i due candidati Democratici dovrebbero adottare alla convention per ottenere la nomination se ancora l'esito delle primarie sarà in bilico. Vista la lunghezza dell'articolo e i molti temi affrontati, piuttosto che tagliarlo ho preferito presentarlo in più parti


Come vincere una sfida all'arma bianca

Dopo che si sarà tenuta l'ultima primaria Democratica a giugno, nè Hillary Clinton nè Barack Obama avranno un numero di delegati elettivi sufficiente per raggiungere la nomination. Obama dovrebbe conquistare il 76% e la Clinton il 98% dei 535 delegati ancora in palio. Non succederà.
Entrambi i candidati stanno freneticamente corteggiando i 330 superdelegati che decideranno la corsa. I sostenitori di Obama sottolineano che lui è in testa nel voto popolare e sostengono che i superdelegati devono rispettare il volere degli elettori (eccetto che negli stati in cui ha perso, ovviamente). Aggiungono che Obama sarebbe uno sfidante migliore della Clinton, che è piena di punti deboli e coalizzerebbe i repubblicani. I sostenitori della Clinton puntano sulle vittorie nei grandi stati e dicono che i superdelegati devono agire nell'interesse del partito. Dipingono Barack Obama come un candidato inesperto e dall'ego smisurato, che cadrà sotto i colpi della macchina propagandistica Repubblicana.

E' molto improbabile che i superdelegati indecisi si sbilancino prima di giugno, a meno che uno dei due candidati non infili una serie di convincenti e inattese vittorie. Si è parlato di "primarie di superdelegati" per decidere una posizione comune. Ma la Clinton punta ad allontanare il momento della decisione finale, perciò è ancora possibile che tutto si decida alla convention di Denver alla fine di agosto.
E' passato molto tempo dall'ultima convention in bilico. Perciò, basandomi sui 180 anni di storia delle convention presidenziali, mi permetto di suggerire alcune regole per vincere a Denver.

Regola #1: Controllare il meccanismo della convention. Se stabilisci le regole, decidi chi vota, organizzi gli eventi e controlli cosa viene detto, è quasi impossibile perdere. Perciò mentre Howard Dean è apparentemente al comando, i due candidati dovranno darsi da fare per controllare le leve della convention.
Tre comitati sono decisivi. Il Rules Committee è dove cominciano i problemi. Qualcuno si presenterà con una proposta allettante per cambiare qualche regola che darà ad uno dei candidato l'apparenza o il vantaggio di avere più delegati. Ci sarà un voto preliminare: di qualsiasi cosa si tratti è meglio vincere. Può anche essere qualcosa di poca importanza - l'elezione di un presidente temporaneo, ad esempio - ma è una prova di forza.
Il Credentials Committee è dove si decide la nomination. Stavolta le questioni riguardano Michigan e Florida. Le regole del partito dicono che i delegati di questi stati non possono partecipare perchè le primarie si sono tenute troppo presto. Se i Democratici non trovano una soluzione gradita sia alla Clinton che a Obama, il Credentials Committee diventerà una zona di guerra e i 44 grandi elettori dei due stati saranno a rischio.
E non dimentichiamo l'Arrangements Committee. Decidere dove siederanno i delegati, in quale hotel alloggeranno, quali pass avranno, può influenzare l'umore dei delegati. Amici? Un bell'hotel vicino al centro. Nemici? Che ne dite di quel motel vicino all'aeroporto?

Attenti a non esagerare, però. I perdenti non aspettano altro che fare le vittime. Nel 1912, il comportamento intransigente di Taft portò Theodore Roosevelt, che aveva perso la nomination, ad uscire dal partito e candidarsi come indipendente. Roosevelt perse, ma impedì la rielezione di Taft.

Regola #2: Attenzione alla piattaforma. Le piattaforme presidenziali un tempo erano la dichiarazione più importante di tutta la campagna. Adesso non più, ma possono ancora metterti nei guai con il tuo partito, o con il pubblico. Mettici al lavoro gli analisti più agguerriti, ma assicurati che siano affiancati da bravi negoziatori. Ci sarà bisogno di scendere a compromessi, a volte per placare gli animi, come fece Carter negoziando con Ted Kennedy nel 1980. Certi cambiamenti nel programma non faranno la differenza ma aiuteranno a guarire le ferite. Altre volte i nominati accettano di fare modifiche nelle loro posizioni perchè, pur avendo vinto la nomination, sono in minoranza su alcuni argomenti. E' quanto accadde a Gerald Ford nella convention del GOP nel 1976 a proposito di politica estera.
E a volte una battaglia sulla piattaforma è utile. Nel 1948, alla convention Democratica, i delegati del Sud ce l'avevano con Truman, che aveva la nomination in tasca. Allora il giovane sindaco di Minneapolis Hubert Humphrey ingaggiò una battaglia per far passare una norma sui diritti civili esclusa dalla piattaforma ufficiale. Vincendo la battaglia Humphrey diede ai delegati del Sud la scusa per sostenere Strom Thurmond, ma permise anche a Truman di conquistare tutti i voti del Nord e dei moderati che altrimenti avrebbero votato per Dewey. La piattaforma cambiò e modernizzò il partito Democratico conservando la lealtà del Sud per altri 16 anni.



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