di Ron Fournier (Associated Press)
L'arroganza è un vizio comune nelle politiche presidenziali. Bosgna avere più che una solida autostima per svegliarsi una mattina dire "la stanza ovale è il posto fatto per me".
Ma c'è un confine che i politici intelligenti non superano - un confine situato tra "Sono qualificato per fare il Presidente" e "Sono nato per fare il Presidente". Dovunque si trovi, Barack Obama dovrebbe stare attento a dove mette i piedi, perchè sta sconfinando nell'arroganza.
Il dizionario definisce questa parola come "un'offensiva dimostrazione di superiorità e orgoglio smisurato". Obama forse non è offensivo o smisurato, ma è un po' più sfacciato di quanto gli converrebbe.
Il senatore ha detto ai giornalisti lo scorso luglio, che avrebbe sconfitto Hillary Rodham Clinton perchè "conoscermi vuole dire amarmi". Qualche mese dopo ha detto "Ogni luogo è il paese di Barack Obama, una volta che Barack Obama è stato lì".
Certo, queste frasi sono state dette con una certa ironia - come se Obama non volesse prendere le folle adoranti troppo seriamente. Stava certamente scherzando quando a gennaio ha detto ai giornalisti che mentre parlava "una luce spunterà e vi illuminerà e vivrete un'epifania. E direte: devo votare per Barack".
Ma sia Obama che sua moglie Michelle sembrano sentirsi quasi degli eletti.
"Barack è una delle persone più intelligenti che vi capiterà mai di conoscere e che vorrà entrare in questa cosa sporca chiamata politica" ha detto sua moglie qualche settimanan fa.
In privato, collaboratori e associati di Obama parlano di un capo che sa essere distaccato e scontroso. Ha le sue posizioni e non ama essere contraddetto, caratteristiche che lo accomunano a Bush e che l'attuale presidente ha spacciato per "risolutezza" nell'ultima campagna elettorale. Per Bush queste caratteristiche si sono rivelate disastrose in guerra e dopo l'uragano Katrina.
Se l'arroganza è una dimostrazione di superiorità, Obama lo peggiora ogni volta che definisce la sua opposizione alla guerra in Iraq un atto di coraggio.
E' vero che merita rispetto per aver previsto le complicazioni della guerra già nel 2002, ma la sua posizione non era a rischio, visto che era un deputato poco conosciuto che intendeva corteggiare gli elettori liberali. Nel 2004, quando avere posizioni non allineate con il DNC poteva significare essere messi in disparte dal partito, Obama glissò sull'argomento.
Può darsi che abbia il giusto mix di umiltà e sicurezza per guidare la nazione (Obama dice spesso "Ogni giorno ricordo a me stesso che non sono perfetto") ma se il giovane senatore otterrà la nomination, anche la più piccola traccia di arroganza sarà oggetto di analisi epr quegli elettori che ancora non si fidano di lui.
Può sembrare ingiusto nei confronti di un candidato che corre contro la Clinton, ovvero la personificazione dell'orgoglio smisurato. Una donna che si vanta dell'esperienza da First Lady ma non pubblica i suoi diari della Casa Bianca, che è alle spalle di Obama ma gli offre la vicepresidenza, che è piena di scheletri nell'armadio e fa le pulci a Obama.
Ma gli elettori si aspettano arroganza dalla Clinton e da suo marito. Fa parte del pacchetto. Proviene da risultati e passione che Obama non può eguagliare.
Obama si è presentato come qualcosa di differenze, ha rifiutato la politica "me-centrica" promettendo una nuova era riformista, spiegando che il movimento che ha creato non riguarda lui ma ciò che gli americani possono fare insieme.
Il potere del suo messaggio sta nella sua umiltà. Come ha detto in un comizio lo scorso mese, davanti a 7.000 persone "Sono un contenitore imperfetto per i vostri sogni e le vostre speranze".
Nessuno si aspetta che Obama sia perfetto. Ma lui non deve dimenticarsi di non esserlo.
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mercoledì 9 aprile 2008
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