Nonostante la pratica-nomination in casa Repubblicana sia stata sbrigata in tempi rapidi, il nome del vicepresidente prescelto da McCain si saprà probabilmente dopo la scelta da parte dei Democratici. Mai come in questo caso, la scelta del VP sarà ponderata e vagliata, sulla base di numerosi elementi, non ultimo la nomination Democratica. Una nomina della Clinton o di Obama cambierebbe le carte in tavola anche al Gop, ed è probabile che già da ora si stiano stilando due differenti rose di possibili vice, a seconda che il candidato a prevalere in casa democratica sia la ex first lady o il senatore dell'Illinois.
Inoltre c'è un altro aspetto da considerare, ovvero l'età non proprio verde di McCain. Anche se non è carino dirlo, è fuor di dubbio che si voglia tenere in considerazione l'ipotesi che l'anziano senatore dell'Arizona arrivi a trovarsi nella condizione di non poter svolgere temporaneamente il suo compito, o peggio.
Oltretutto la scarsa popolarità di McCain tra i conservatori più oltranzisti (e in seno al partito) può richiedere la scelta di un vice che compensi i suoi punti deboli.
Ci sono due candidati che sarebbero molto graditi al Partito Repubblicano ma, per ovvi motivi, non a McCain. Si tratta di Condoleeza Rice, Segretario di Stato dell'attuale amministrazione, e di Jeb Bush (nella foto), fratello di George W.
Jeb sembra avere un futuro politico già deciso: sarà quasi sicuramente candidato alla nomination fra quattro o otto anni, e già si preannuncia una dura sfida con Romney, una vicepresidenza potrebbe spianargli la strada e farebbe felici i sostenitori della corrente amministrazione , ma metterebbe in difficoltà McCain che, come quasi tutti i candidati Repubblicani, ha fatto della (moderata) discontinuità con Bush uno dei punti centrali della sua candidatura.
Lo stesso discorso vale per la Rice, che però potrebbe entrare in gioco per accaparrarsi il voto femminile come anti-Hillary.
Il nome potrebbe nascondersi tra gli ex aspiranti nominati: escludendo Ron Paul (che oltre ad essere su molti argomenti su posizioni opposte a McCain, è ancor meno popolare di lui nel partito), tutti gli altri hanno delle possibilità. Il nome accostato più spesso alla carica di VP è quello di Mike Huckabee, che sta continuando a correre per la nomination nonostante non abbia più possibilità di conquistarla, e c'è chi dice che lo stia facendo per conquistare un consenso sufficiente a presentarsi come possibile candidato alla vicepresidenza alla convention di settembre. Huckabee, che a parte lo screzio provocato da Chuck Norris ha con McCain un rapporto di stima reciproca, potrebbe riportare sul senatore il consenso dell'ala religiosa e conservatrice, e degli stati del Sud, tutti punti deboli di McCain.
Tuttavia neppure Huckabee è un big del partito, come è invece Mitt Romney. L'ex governatore del Massachusetts è riuscito a conquistare un posto di rilievo nel partito sia per la sua "conversione" conservatrice, sia per la decisione di farsi da parte per non spaccare i Repubblicani. Sarebbe un vice di garanzia, in modo da mettersi su una corsia preferenziale per la candidatura alle presidenziali fra quattro o otto anni. Sarebbe però certamente un vice molto ingombrante, e una simile scelta avverrebbe solo per un'imposizione del partito (analogamente al ticket Clinton-Obama per i Democratici): d'altronde i due non vanno d'accordo, McCain si vedrebbe tarpato e Romney potrebbe venire coinvolto in una sconfitta elettorale. Al momento, è più probabile che Romney diventi il prossimo presidente del Gop.
Un altro ritirato eccellente che ha fatto endorsement per McCain è Rudy Giuliani, ma il suo nome è stato accostato alla vicepresidenza solo fugacemente: non sembra una carica adatta all'ex sindaco di New York, che potrebbe invece ricoprire cariche di rilievo nella squadra di Governo, da Segretario di Stato in giù.
Sembrano poche le possibilità per Fred Thompson, il primo dei ritirati ad appoggiare McCain, e per Alan Keyes, uscito dalla corsa ancora prima che partisse. C'è chi però appoggia una vicepresidenza Keyes, afroamericano già collaboratore di Reagan, nel caso in cui Obama conquistasse la nomination democratica.
Se dipendesse solo da McCain, la rosa di nomi sarebbe molto più ridotta. Un'ipotesi suggestiva è quella che riconduce a Joe Lieberman, indipendente ed ex candidato vice di Al Gore nel 2000, che potrebbe calamitare i voti degli indecisi (e delle lobby ebraiche), ma che ha un identikit opposto a quello che servirebbe per riequilibrare le posizioni di McCain e indispettirebbe ulteriormente l'elettorato più conservatore, per non parlare della destra religiosa. Nomi ben più papabili sono quelli di due Governatori, Charlie Crist e Tim Pawlenty.
Crist (foto a sinistra), Governatore della Florida, cinquantaduenne rampante, è stato importante nella decisiva vittoria di McCain nel suo stato. Da Governatore ha dimostrato attenzione verso i temi ecologici, ma è anche portatore di istanze conservatrici sui temi sociali ed etici. Reppresenterebbe quindi una controparte quasi perfetta di McCain, avendo però anche la capacità e la preparazione per prenderne il posto.
Tim Pawlenty (foto a destra) è invece Governatore del Minnesota dal 2003. Un anno fa, dopo aver rifiutato di candidarsi alle primarie, ha dato immediatamente il suo sostegno a McCain, di cui è quindi un fedelissimo non da oggi (e d'altronde McCain lo ha sostenuto per la rielezione a Governatore nel 2006). Pawlenty ha 47 anni, è molto apprezzato dall'ala conservatrice del partito ma al tempo stesso è portatore di istanze simili a quelle di McCain sui temi ecologici. E' di religione battista, e questo agevolerebbe il voto degli evangelici, ed è un esperto in materia fiscale, uno dei principali punti deboli della campagna di McCain. Nonostante nel 2007 sia stato al centro di diverse controversie proprio per la sua politica fiscale, oltre che per la scelta dei collaboratori, il suo nome è quello che viene fatto più insistentemente in queste settimane.
mercoledì 20 febbraio 2008
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1 commento:
I personaggi che hai citato mi fanno venire in mente l'affermazione di David Letterman riguardo ai candidati repubblicani: "Sembrano usciti da un club di esclusivo di golfisti". Charlie Crist e Mitt Romney più degli altri. Per questo Tim Plawlenty mi sembra un'ipotesi credibile. Potrebbe dare ai repubblicani quello che manca, un tipo "acqua e sapone", e soddisfare gli abitanti del sottobosco alla destra di McCain.
Per quanto riguarda Giuliani, un articolo del Los Angeles Times lo indicava come papabile per la candidatura a sindaco di Los Angeles (ipotesi abbastanza suggestiva), anche se secondo me l'ipotesi Segretario di Stato è la più probabile..
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