venerdì 30 maggio 2008

David Plouffe, il comandante dell'armata dei nerd di Obama

di Noam Scheiber (The New Republic)

A ottobre del 2007, noi della stampa pensavamo che se Barack Obama doveva fare qualcosa, avrebbe fatto meglio a sbrigarsi. Sfortunatamente per lui, lo pensavano anche molti dei suoi finanziatori, che si riunirono alla galleria d'arte Des Moins in preda all'ansia. Perchè Obama non recuperava in Iowa? Doveva cominciare ad attaccare la Clinton?
Toccò al manager della campagna di Obama, David Plouffe, calmare gli animi. Elencò gli uffici di Obama in Iowa e le date in cui erano stati aperti. Elencò i distretti in cui Obama avrebbe ottenuto i voti dei sostenitori dei candidati eliminati. Fece anche partecipare i finanziatori ad un caucus simulato in cui dovevano scegliere cibi invece di candidati.
Fu un modo spettacolare per dimostrare la sua conoscenza dell'Iowa. "Alla fine tutti dissero 'Ok, vinceremo in Iowa'" ricorda Kirk Wagar, uno dei finanziatori.
Dalla campagna elettorale di Harkin nel 1992, Plouffe è tornato infinite volte in Iowa diventando di fatto il capo di una specie di confraternita che conosce a menadito la demografia, la geografia, le regole procedurali. Se la strategia politica tende ad attrarre i nerd - pensate all'ossessione di Karl Rove per le elezioni del 1896 - l'Iowa attrae i più nerd di tutti.
E' vero che la campagna elettorale entra nel vivo dopo l'Iowa e il New Hampshire, e che la campagna di Obama si è basata su retorica e copertura mediatica, tuttavia grazie a Plouffe, la raccolta di dati e di mappe distrettuali è un punto centrale. Plouffe ha condotto l'intera campagna elettorale come se si trattasse di una versione estesa dei caucus in Iowa, e ha portato Obama a un passo dalla nomination.

Plouffe ha passato gran parte della sua vita a lavorare per Dick Gephardt, praticamente l'antitesi di Obama, ma questa esperienza lo ha formato e lo ha portato ad unirsi professionalmente con un guru della comunicazione di Chicago chiamavo David Axelrod. I due David, nel 2003, vengono assunti per seguire la candidatura al Senato di un ambizioso politico dell'Illinois.
Ad Axelrod viene generalmente attribuito il merito di aver creato l'immagine di Obama, e questo è vero per l'elezione al senato nel 2004. Ma la campagna che ha reso celebre Obama non sarebbe avvenuta senza la magia meccanica di Plouffe. Escogitò un piano che diede a Obama un terzo dei voti tra i 7 candidati delle primarie per il Senato, portandolo alla vittoria. Obama fu talmente conquistato da questa strategia che la frase "Che ne pensa Plouffe?" diventò un tormentone.
Plouffe odia la pubblicità, una caratteristica apprezzata da Obama. Quando Plouffe venne a sapere che sarebbe stato inserito dalla rivista Detail tra le 50 persone più influenti sotto i 45 anni, chiese e ottenne di non apparire.

Laddove un nerd della strategia avrebbe puntato tutto su Iowa e New Hampshire, Plouffe elaborò una meticolosa strategia per affrontare una lunga gara. Quando venne stabilito il calendario delle primarie, fu chiaro che il 5 febbraio non sarebbe stato un normale Super Tuesday, sarebbe stato di fatto una primaria nazionale. Una strategia tradizionale sarebbe consistita nell'organizzare un supporto adeguato in tutti gli stati interessati, e nello stringere contatti con nomi influenti, che la Clinton aveva in quantità industriali.
Non così per Plouffe. Assunse un ex stratega di Gephardt, Jeff Berman, e con lui capì che il 5 febbraio si sarebbe potuto concludere con un pareggio che avrebbe allungato la gara in due settimane estremamente favorevoli a Obama. La strategia scelta fu quindi quella di costruire una base robusta negli stati chiave e lavorare incessantemente negli stati con i caucus.

Una delle invenzioni più sottovalutate di Plouffe è un foglio di calcolo. Quando, dopo il New Hampshire, ha visto che razza di battaglia sarebbe arrivata, ha capito che bisognava convincere gli osservatori che sarebbe stato il computo dei delegati elettivi a decidere la nomination. "La sua idea era che dovevamo insistere su quel punto, ma non potevano fidarci dei conteggi dei media, perchè ognuno ha i suoi standard" spiega un suo assistente. Perciò Plouffe e Berman hanno creato una sofisticata applicazione Excel che, inserendo i voti, genera l'assegnazione dei delegati stato per stato. Questa applicazione è diventata celebre il 5 febbraio quando, prima dei media, ha mostrato che Obama aveva la leadership tra i delegati elettivi e ha permesso di prevedere che la corsa sarebbe andata avanti fino a giugno.

Nelle successive due settimane, Obama ha infilato 11 vittorie consecutive che gli hanno garantito una salda leadership tra i delegati pledged. (Plouffe aveva oculatamente conservato dei soldi, mentre la Clinton aveva speso tutto per il Super Tuesday). A quel punto, gran parte della stampa ha accettato i delegati elettivi come metro di valutazione delle primarie.

L'understatement di Plouffe fa sì che i colleghi alzino le antenne ogni volta che si esprime. L'unica volta in cui ha mostrato di tradire qualche emozione è stata dopo la bruciante sconfitta in New Hampshire. Plouffe spiegò metodicamente il piano per gli stati successivi e poi, con un tono di voce di un decibel più alto del suo normale sussurro, ha proclamato "E adesso andiamo a vincere questa fottuta battaglia". Sarebbe stato insignificante se fosse provenuto da chiunque altro, ma per Plouffe era una citazione dal monologo di Mel Gibson in Braveheart. In guardia, soldati nerd.


© The New Republic 2008

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