di John Heilemann (New York Magazine)
La mattina prima di fare una spiritosa comparsa al Saturday Night Live, il 17 maggio, John McCain ha fatto colazione a Central Park con Michael Bloomberg e la sua compagna Diana Taylor. Il Post ha dedicato un ampio servizio al menù di questa colazione (il conto è stato pagato da McCain) e ha citato una dichiarazione di un portavoce secondo cui "la vicepresidenza non era un argomento in agenda". Ma fonti vicine al sindaco dicono che la ricerca di un vice era ben presente nel menu di McCain. L'impressione di uno dei partecipanti è stata che il nome di Bloomberg sia nella lista del candidato Repubblicano.
Le speculazioni su una vicepresidenza di Bloomberg non sono una novità. Risalgono a febbraio, quando il sindaco ha deciso una volta per tutte di non candidarsi da indipendente alla Casa Bianca. Tuttavia le ipotesi riguardavano un Bloomberg vice di Obama e non di McCain. Obama ha corteggiato il sindaco non solo offrendogli la colazione, ma pronunciando un importante discorso sull'economia subito dopo che aveva parlato Bloomberg.
E il vicesindaco Kevin Sheekey ha attizzato le fiamme delle ipotesi come un piromane. In più, un'altra fonte riferisce che i collaboratori di Obama e quelli di Bloomberg si siano incontrati anche ad aprile per discutere la disponibilità del magnate a fare il n° 2 del senatore.
In una campagna elettorale in cui le cose senza precedenti sono diventate la norma, forse era inevitabile che i candidati di entrambi i partiti cercassero di associarsi alla stessa persona. E non una persona qualsiasi, ma un Democratico diventato Repubblicano diventato indipendente, divorziato, miliardario, ebreo, sindaco della nostra gloriosa metropoli.
Certo, questo mina il principio alla base della ricerca del vice: chi ti può aiutare a vincere uno stato cruciale che altrimenti perderesti? Ma Bloomberg non può in alcun modo cambiare l'esito dello stato di New York, che il 4 novembre voterà Democratico come sempre. E la sua moderazione rende improbabile l'ipotesi che venga scelto come arma d'attacco - un altro ruolo tradizionale dei vice.
Quindi i motivi di questa scelta vanno cercati altrove. Si comincia con il ragionevole presupposto che l'economia sarà un argomento centrale della campagna elettorale - un argomento su cui nè Obama nè McCain sono particolarmente forti. Bloomberg sarebbe una benedizione per entrambi, ma soprattutto per McCain, il cui dilettantismo in materia è ben noto "Il GOP perde con un distacco dai 10 ai 15 punti sull'economia" dice Doug Schoen, sondaggista di Bloomberg "Con Mike nel ticket, il divario sarebbe molto più contenuto".
Schoen afferma che Bloomberg aiuterebbe McCain anche in altri modi. Gli darebbe slancio in stati chiave come la Florida, il New Jersey (uno stato che i Repubblicani sperano di potersi giocare), la Pennsylvania e perfino la California, dove la troika McCain-Bloomberg-Schwarzenegger costringerebbe Obama a spendere soldi ed energie in uno stato che altrimenti sarebbe sicuramente Democratico. Rafforzerebbe l'immagine moderata ed indipendente di McCain e gli eviterebbe di essere raffigurato come un clone di Bush (c'è qualcuno sulla terra meno simile a Dick Cheney di Bloomberg?) . E se il sindaco volesse contribuire finanziariamente alla campagna - ammesso che le leggi federali lo consentano - McCain potrebbe colmare anche quel divario.
Ciò che Bloomberg porterebbe a Obama non è meno significativo. Se il dubbio principale su Obama è la mancanza di esperienza (soprattutto al comando) Bloomberg sarebbe rassicurante. Scegliere Bloomberg rafforzerebbe l'immagine pragmatica e bipartisan di Obama, e mitigherebbe i problemi con l'elettorato ebreo, nati dalla combinazione di tre fattori: l'associazione col Reverendo Wright, il pazzesco sospetto che sia in realtà musulmano, e la sua volontà di trattare con le forze anti-israeliane come il governo iraniano.
Un problema piuttosto serio, che potrebbe far perdere a Obama la Florida, e che secondo Schoen porterebbe difficoltà anche in Nevada, Colorado e Pennsylvania.
Ovviamente per entrambi ci sono delle controindicazioni alla scelta di Bloomberg. La scorsa settimana McCain ha ricevuto tra possibili vice: Mitt Romney, il Governatore della Florida Charlie Crist e il Governatore della Louisiana Bobby Jindal. Ognuno di loro gli causerebbe meno mal di testa e gli assicurerebbe almeno uno stato in più. Quanto a Obama, Bloomberg non potrebbe fare niente per dargli più autorevolezza sulla sicurezza nazionale, nè per attrarre la classe operaia, soprattutto femminile. Da questo punto di vista sarebbero più indicati l'ex segretario alla Marina Jim Webb, il Governatore dell'Ohio Ted Strickland, o Hillary Clinton.
Difficilmente la scelta di un vice porta più voti, a parte quelli di un singolo stato. Avete mai conosciuto qualcuno che abbia basato il proprio voto basandosi su chi era il candidato vicepresidente?
Un'altra questione: da quale dei due Bloomberg preferirebbe essere chiamato? I suoi rapporti con McCain vengono da lontano; McCain appoggiò la candidatura a sindaco di Bloomberg nel 2001, ben prima che lo facesse Rudy Giuliani. I due sono amici di lunga data. Ma Bloomberg stima molto Obama, gli piace la sua posizione sulle imposte sui carburanti, per le quali ha rimproverato McCain e la Clinton.
Comunque vada, il fatto che il nome di Bloomberg sia su entrambe le liste dice una cosa su queste elezioni: entrambi i candidati sanno che gli elettori desiderano un cambiamento radicale dalla politica polarizzante e difunzionale che ha caratterizzato gli ultimi cicli presidenziali.
Mike Bloomberg, simbolo del malcontento americano. Lo avreste mai detto?
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Illustration by André Carrilho
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