venerdì 30 maggio 2008

L'ex portavoce della Casa Bianca mette nei guai Bush

In questi giorni, in testa alle classifiche dei libri più venduti in America si trova un libro intitolato "What Happened: Inside the Bush White House and Washington's Culture of Deception" (Cosa è successo: dentro la Casa Bianca di Bush e la cultura dell'inganno di Washington) di Scott McClellan. La cosa curiosa è che il volume non è ancora fisicamente uscito in libreria, eppure è già in testa alle vendite grazie alle prenotazioni su Amazon.com.
Il libro, che sta mettendo in subbuglio gli ambienti dell'amministrazione Bush, non è il solito pamphlet, per quanto ben documentato, che punta il dito contro i fallimenti dell'attuale Presidente: Scott McClennan è stato infatti il portavoce della Casa Bianca dal 2003 al 2006, e prima di allora era al fianco di George W. Bush dal 1996 come direttore della comunicazione.

Quello del portavoce della Casa Bianca è un ruolo di grande rilievo istituzionale (praticamente al livello del gabinetto esecutivo), che durante l'attuale amministrazione ha vissuto momenti turbolenti, con ben quattro portavoce in sette anni. I primi due, Ari Fleischer e lo stesso McClennan, hanno dovuto lasciare a seguito del cosddetto Plame Affair - O CIA-gate - che ha coinvolto il vicepresidente Dick Cheney, accusato di aver "bruciato" la copertura dell'agente segreto Valerie Plame per punire il marito Joseph Wilson, un diplomatico che aveva smascherato le bugie della Casa Bianca sulla guerra in Iraq. In particolare McClennan fu costretto a rassegnare le dimissioni nel 2006 perchè tre anni prima, al terzo mese come portavoce, aveva affermato di fronte alla stampa che il gabinetto presidenziale non aveva nulla a che vedere con lo scandalo. Il suo sacrificio non bastò, e infatti pochi mesi dopo la rielezione di Bush anche Karl Rove abbandonò l'incarico Il terzo portavoce, Tony Snow, ha invece lasciato per motivi di salute e il posto è ora occupato dalla sua vice Dana Perino.

Nel suo libro di memorie McClellan accusa senza mezzi termini Bush di essere un bugiardo. "Il Presidente ha mandato l'America terribilmente fuori rotta, non è stato sincero e aperto sull'Iraq e ha governato il paese come fosse in campagna elettorale permanente" si legge in uno dei brani del libro resi disponibili alla stampa. McClennan dice di nutrire ancora dell'affetto per Bush, ma questo non gli vieta di attaccarlo per essersi affidato a pessimi consiglieri. E' soprattutto contro di loro - in primis Karl Rove - che il libro si scaglia. Nel libro si dice che l'intera guerra in Iraq è stata accompagnata da una sofisticata propaganda, per nasconderne le vere motivazioni. Secondo McClellan, Bush era impreparato ad analizzare le informazioni sull'Iraq fornite dall'intelligence, e si è fidato ciecamente di quello che i suoi collaboratori gli riferivano.
Nel libro McClellan parla anche dello scandalo Plame, riferendo che mentre a lui veniva chiesto di negare ogni addebito, il vicepresidente Cheney, Karl Rove e il suo capo dello staff Scooter Libby si adoperavano in segreto per far sparire le prove delle loro malefatte. "Sono il rantolo di un blogger estremista" ha affermato Karl Rove a proposito delle accuse, mentre la portavoce della Casa Bianca Dana Perino si è detta stupefatta del "tradimento".
Condoleeza Rice ha invece dichiarato "Il presidente fu molto chiaro sulle ragioni della guerra. Non ho intenzione di commentare un libro che non ho letto, ma quello che posso dire è che la preoccupazione per le armi di distruzione di massa nell'Iraq di Saddam Hussein è stata la ragione fondamentale della guerra".

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