giovedì 29 maggio 2008

I Democratici temono le divisioni razziali

Le recenti vittorie di Hillary Rodham Clinton hanno acuito il dilemma all'interno del Partito Democratico, che vorrebbe chiudere la partita al più presto per concentrarsi sulle presidenziali ma è ben conscio che i risultati delle primarie mostrano un elettorato spaccato.
Finora in molti, pur auspicando una rapida conclusione, si dicevano fiduciosi nella possibilità di ricucire ogni strappo dopo l'ufficializzazione della nomination, conducendo una campagna basata sull'unità di intenti.
Ora però la divisione è diventata razziale, e per la prima volta i leader neri del partito si sono fatti sentire in maniera decisa. Ad aprire il fuoco è stato James E. Clyburn (nella foto), il più importante afroamericano del Congresso, superdelegato ancora non dichiarato. Clyburn ha duramente criticato Bill Clinton, accusandolo di condurre una campagna elettorale "bizzarra". Nel mirino di Clyburn alcune dichiarazioni poco felici dell'ex presidente, a partire da quella pronunciata in South Carolina (stato di elezione di Clyburn) quando la campagna di Obama era stata paragonata a quella di Jesse Jackson, nel tentativo di sminuirla e ridurla ad un fenomeno locale. A Philadelphia Clinton è tornato sull'argomento, e in un'intervista radiofonica ha difeso le sue dichiarazioni aggiungendo "è stato Obama a usare la carta razziale contro di me".

Clyburn ha fatto notare che questo tipo di dichiarazioni hanno creato un divario ormai incolmabile tra Clinton e gli elettori afro-americani, che una volta lo adoravano. "Quando ci fu il procedimento di impeachment, fu la comunità afro-americana a sostenere Clinton. Adesso i neri pensano che questo dell'ex presidente sia uno strano modo di mostrare riconoscenza."
Clyburn ha anche detto che tra gli afro-americani c'è ormai la convinzione unanime che i Clinton faranno di tutto per danneggiare Obama al punto da non fargli vincere le elezioni presidenziali, in modo che Hillary possa ripresentarsi nel 2012. Prima del voto in South Carolina, era stato Clyburn a dire a Clinton di "darsi una calmata". Ora ammette "mi ha dato retta, ma solo per tre o quattro giorni". Clyburn si è anche detto offeso per il modo in cui i Clinton propagandano il sostegno da parte della classe operaia bianca "Continuano a dire che non importa se Obama ha il 92% dei voti dei neri, perchè ha solo il 35% dei voti dei bianchi. Ma Hillary ha solo l'8% del voto dei neri. Questo non importa? Stanno dicendo che conta solo il voto dei bianchi, e questo non è accettabile".

William Lacy Clay, Rappresentante del Missouri e sostenitore di Obama, si è spinto più in là con un appello alla senatrice "Se ha ancora un po' di lealtà verso il partito, forse deve rivedere la sua strategia e farsi gentilmente da parte per salvare il partito da un risultato disastroso a novembre" ha detto al Washington Post, che fa inoltre notare come da marzo 73 importanti finanziatori della Clinton abbiano iniziato a staccare assegni per Obama dopo le 11 vittorie di fila. L'inverso non è accaduto dopo le ultime vittorie della Clinton. Tra i sostenitori della senatrice pentiti c'è il finanziere miliardario William Louis-Dreyfus, che ha raccontato di aver finanziato la Clinton perchè ben impressionato dalla sua fama "Poi ho iniziato a fare attenzione a quello che diceva, e alla fine è bastato che aprisse bocca per capire che non le credevo".

A difendere la Clinton ci ha pensato Stephanie Tubbs Jones, afro-americana dell'Ohio, che ha detto di non condividere le preoccupazioni dei suoi colleghi "Non credo che Bill e Hillary farebbero 'di tutto' per vincere, anche a costo di danneggiare Obama. La comunità nera non è un monolite".

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