martedì 29 gennaio 2008

Rassegna stampa repubblicana: il dibattito in Florida, volano accuse tra candidati, Lieberman appoggia McCain

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Il dibattito tra i cinque candidati repubblicani superstiti, alla vigilia del delicato voto in Florida, sembra confermare l'ipotesi del Washington Post su una base del GOP riunita per attaccare Hillary Clinton. L'ex first lady è stata al centro dei pensieri soprattutto di Romney, Giuliani e McCain. La Clinton è stata accusata soprattutto di non avere una posizione ben delineata sull'Iraq, e di essere a favore di un aumento delle tasse. Proprio la questione economica sta assumento un'importanza cruciale nella campagna elettorale, un recente sondaggio ha mostrato che il tema è al primo posto fra le preoccupazioni degli americani, seguito dalla sicurezza e solo dopo dalla politica estera. Questa situazione avvantaggia Romney, che sin dall'inizio ha fatto del taglio delle tasse il suo cavallo di battaglia. McCain ha cercato di recuperare terreno (lui che è definito dai detrattori "un democratico travestito" in tema fiscale) garantendo il suo voto per rendere permanente il taglio delle tasse voluto da Bush.
Giuliani è stato messo di fronte al crollo dei consensi registrato nelle ultime settimane: l'ex sindaco di New York se l'è cavata con una battuta a sfondo sportivo, paragonandosi alla squadra di football dei NY Giants, che dopo una stagione travagliata è arrivata a giocare il SuperBowl. In realtà la situazione di Giuliani non è rosea e molti osservatori sottolineano che la sua strategia di partire dalla Florida, anche se in un certo senso obbligata, è destinata a fallire.
Il dibattito è stato all'insegna del fair-play, e alla fine c'è stata anche la riconciliazione tra Huckabee e McCain dopo l'episodio con protagonista Chuck Norris.

Volano accuse tra i candidati
Terminato il dibattito, è però terminato anche il fair-play, e vista l'importanza della posta in palio (soprattutto con il premio di maggioranza) c'era da aspettarselo. McCain ha attaccato Romney ricordando delle dichiarazioni di un anno fa in cui l'ex governatore del Massachusetts si dichiarava a favore di un ritiro dall'Iraq. Romney ha reagito stizzito chiedendo le scuse di McCain che a suo avviso "stra tentando disperatamente di spostare l'attenzione del discorso dall'economia all'Iraq". McCain ha a sua volta risposto che "le scuse le deve fare Romney agli uomini e alle donne che stanno servendo la nazione e che noi non abbandoneremo".
Successivamente, McCain è tornato all'attacco ricordando una serie di provvedimenti presi da Romney da governatore (sull'emissione di gas serra, sull'immigrazione e sul fisco) che ha poi rinnegato nel corso di questa campagna elettorale e nel suo programma politico. In particolare, McCain ha sottolineato che per Romney "combattere l'inquinamento rappresenta un danno per l'economia".
Questo scambio di gentilezze fa ben capire che per i due candidati conquistare la Florida è importantissimo, e fa anche comprendere che entrambi ritengono Giuliani fuori dai giochi.

Lieberman appoggia McCain
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Rudy Giuliani tenta la carta cubana. In settimana ha parlato ad un gruppo di cittadini originari di Cuba e ha ricordato loro di essersi opposto a una visita di Fidel Casto e New York.
L'elettorato di origine cubana sembrerebbe però più favorevole a McCain, la cui campagna elettorale al momento è in pieno fermento. Il senatore dell'Arizona ha ottenuto l'endorsement di Mel Martinez, influente senatore di origine cubana e principale referente della numerosa comunità americo-cubana di Miami "Appoggio l'uomo che sono certo diventerà il peggiore incubo di Fidel Castro" ha dichiarato, in inglese e in spagnolo. E ieri McCain ha incassato anche l'endorsement del Governatore dello Stato, Charlie Crist.
Ma un appoggio inaspettato per McCain arriva da un Democratico, e non da uno qualsiasi, ma dal candidato vicepresidente di Al Gore alle presidenziali del 2000, Joe Lieberman.
Primo candidato ebreo alla vicepresidenza, Lieberman è molto influente tra la nutrita comunità ebraica di Miami (che viene ritenuta più vicina a Giuliani perchè composta da vecchi newyorkesi trapiantati) .
Lieberman è un Democratico sui generis: dopo la sconfitta del 2000 si è progressivamente allontanato dal partito, soprattutto a causa delle sue posizioni in politica estera. Favorevole all'intervento in Iraq e in generale alla politica estera di Bush, perse le primarie democratiche per il Senato due anni fa e uscì dal partito candidandosi da indipendente e vincendo.
Lieberman, secondo un suo collaboratore, "non è d’accordo con McCain su parecchie questioni di politica interna, compreso aborto e leggi antidiscriminazione, ma sulla questione chiave, cioè sulla questione centrale del comandante in capo e del leader nella guerra contro l’estremismo islamico, la pensa esattamente come lui” (da Italian Blogs For McCain) e si sta spendendo per farlo vincere in Florida.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Aggiungo alle parole dei blogger di McCain, che Liberman e il Senatore dell'Arizona hanno in comune una forte simpatia per la causa israeliana.

Per quanto riguarda Giuliani, mi ricorda molto di più i New York Knicks che i Giants: grande potenziale, ma "allenato" male..