lunedì 28 gennaio 2008

Verso il voto: le primarie in Florida

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Con una popolazione di 17.397.161 abitanti, la Florida è il quarto stato più popoloso degli Usa e di conseguenza una tappa fondamentale nel cammino delle primarie, non solo per numero di delegati in palio. La Florida ha una composizione di abitanti piuttosto simile a quella della maggior parte della nazione e soprattutto delle zone più popolose e produttive, pertanto il voto espresso alle primarie e alle presidenziali viene considerato sempre molto indicativo delle tendenze generali. Non è un caso che i candidati usciti vincitori dalla Florida negli ultimi vent'anni siano sempre stati quelli che poi hanno conquistati la nomination (per non parlare dell'importanza cruciale dello stato nelle presidenziali, Al Gore ne sa qualcosa): Michael Dukakis, Bill Clinton, Al Gore e John Kerry per i Dems, George Bush, Bob Dole e George W. Bush per il GOP hanno vinto in Florida ed hanno poi ottenuto la nomination.

Anche la Florida, come già successo al Michigan, è stata penalizzata per aver deciso di tenere le elezioni al di fuori della data concordata del 5 febbraio. I candidati hanno deciso di disertare la campagna elettorale e il Partito Democratico ha deciso che nessun delegato della Florida sarà ammesso alla convention nazionale, lasciando alla tornata elettorale del 29 gennaio un valore puramente simbolico. Ad essere penalizzata da questa decisione è soprattutto Hillary Clinton, che dai sondaggi risultava in grandissimo vantaggio nello stato, e che quindi poteva portare a casa una buona parte dei 185 delegati (+ 25 superdelegati) originariamente assegnati dalla Florida. Secondo gli ultimi sondaggi, la Clinton dovrebbe sfiorare il 50% di voti con un vantaggio medio di quasi il 20% su Obama, vantaggio che però è nettamente in calo rispetto ai sondaggi delle settimane scorse, che in certi casi superava il 30%.

Il Partito Repubblicano ha invece deciso di limitarsi a dimezzare il numero dei delegati assegnati dalla Florida, che così passano a 57 dai 114 originariamente previsti.
In Florida vige un sistema elettorale con premio di maggioranza, e in origine la suddivisione dei 114 delegati seguiva questo schema: 75 sarebbero stati divisi tra i candidati con più voti nei 25 distretti elettorali mentre i restanti 39 (36 delegati + 3 unpledged selezionati alla convention statale) sarebbero stati assegnati come premio di maggioranza al candidato col più alto numero di voti in tutto lo stato. Con la penalizzazione, questi numeri verranno dimezzati.
La Florida è lo stato-chiave della campagna elettorale di Rudy Giuliani, e la cartina di tornasole delle sue reali possibilità, essendo il primo in cui scende realmente in campo. L'ex sindaco di New York ha fatto campagna elettorale in Florida e/o a proposito della Florida sin dall'inizio delle primarie, spendendo qui una gran parte delle sue risorse economiche e non solo. I sondaggi precedenti alle primarie lo davano in vantaggio, ma a partire dall'Iowa in poi Giuliani ha perso costantemente terreno a favore di Romney, McCain e anche di Huckabee.
Le primarie in Florida sono chiuse agli indipendenti, e questo potrebbe penalizzare John McCain. Gli ultimi sondaggi sottolineano una situazione di grande incertezza: tre dei maggiori istituti di ricerca danno Romney in vantaggio di circa 4 punti percentuali, ma altri tre danno in vantaggio McCain con circa 2 punti sul rivale. Reuters/Zogby non si sbilancia e dà i due contendenti in pareggio (27,1% di Romney contro il 26,7% di McCain). Giuliani non è più dato in vantaggio da nessuno degli ultimi sondaggi, gli allibratori danno la sua vittoria probabile al 3,1% e dovrebbe alla fine fermarsi al 20% dei voti.

12 commenti:

Anonimo ha detto...

Bene bene, Hillary non potrà fre incetta di voti in Florida.
Peccato che lo stato di N. York e la California non abbiamo pensato di anticipare le Primarie. :-)

Democratico

Bluesky ha detto...

Concordo!
L'endorsment dei Kennedy ad Obama poi potrebbe essere decisivo per una salita nei sondaggi in vista del big tuesday.

Fra i repubblicani, invece, io punto su Romney. Secondo me la sua scelta di presentarsi come IL candidato della ripresa economica giocherà decisamente in suo favore. Probabile che alla fine la possa spuntare McCain, ma il mormone è stato spesso dato per spacciato o sottovalutato quando, alla fine, potrebbe far saltare il banco del GOP.

Anonimo ha detto...

Credo che Romney sia troppo flip-flopper per vincere la nomination (esplicativo il comento del Post: "è il paladino dei conservatori e tutto ciò che gli convienga essere in questo momento"). Il fatto poi che la lobby dei Bush lo appoggi più o meno spudoratamente potrebbe essere alquanto controproducente. Però se ce la facesse a spuntarla in Florida potrebbe essere davvero un colpo gobbo in vista del Super-martedì.

Anonimo ha detto...

Per ora, comunque, l'effetto Kennedy-pro Obama non c'è stato (sempre se ci sarà) e Hillary continua ad avere 70 delegati in più del senatore nero.

Democratico

Anonimo ha detto...

Comunque riflettevo sul terzo incomodo dei democratici e cioè John Edwards.

Mi chiedo che senso ha che il terzo protagonista continui nella sua battaglia se sa benissimo che è persa sin dall'inizio.

Considerando che più di una volta ha espresso parole di apprezzamento per Obama e ha criticato la Clinton non sarebbe meglio per tutti se si ritirasse e dichiarasse apertamente l' appoggio per Obama ?

In questo modo Obama avrebbe qualche possibilità in più

Esempio ? Secondo l'ultimo sondaggio di Rsmussen Obama sarebbe sotto di 5 punti rispetto alla Clinton (38% contro 33%).
Edwards sarebbe fermo al 12%
http://rasmussenreports.com/public_content/politics/election_20082/2008_presidential_election/california/election_2008_california_democratic_presidential_primary

Sarebbe sufficiente la metà circa dei suoi voti per fare vincere il senatore nero in California.
E invece Edwards si presenterà lo stesso in California regalando su un piatto d'argento la vittoria a Hillary.

Mi pare che siamo dinnanzi ai soliti giochetti di potere, ai soliti personalissimi per ottenere un piatto di lenticchie.

Davvero assurdo

Democratico

Anonimo ha detto...

E infatti qui http://rasmussenreports.com/public_content/politics/election_20082/2008_presidential_election/california/election_2008_california_democratic_presidential_primary si legge

" A commentary by Dick Morris says it’s time for Edwards to get out of the race and that the former North Carolina Senator may hold Clinton and Obama’s fate in his hands. "

Democratico

G. ha detto...

Beh, mi sembra che Edwards preferisca rischiare. Se la Clinton conquistasse già dalle primarie la maggioranza, Edwards rimarrebbe a becco asciutto, ma se davvero c'è una possibilità che si arrivi alla convention senza un candidato con la maggioranza assoluta, il pugno di delegati di Edwards diventerebbe decisivo. Più Obama resta in corsa, più Edwards ha l'interesse a non ritirarsi, e più attende a dare l'appoggio a Obama (ammesso che lo faccia) più il suo appoggio diventa prezioso

Anonimo ha detto...

Credo che invece per Barack sia meglio che Edwards dia il proprio appoggio il più tardi possibile(ammesso che decida di supportare in un secondo momento l'elezione di Obama). Infatti è molto più facile controllare i delegati da mandare alla convention piuttosto che gli elettori, visto che specialmente i bianchi del sud (il punto di forza di Edwards) potrebbero preferire la Clinton ad Obama.

Per l'effetto Kennedy, credo che sia un po' presto per avvertirlo nei sondaggi, visto che l'ufficialità è arrivata solo oggi pomeriggio. Credo poi che questo appoggio verrà soprattutto "monetizzato".

Anonimo ha detto...

http://italianblogs4mccain.blogspot.com/2008/01/in-florida-scontro-finale-mccain-romney.html

Anonimo ha detto...

Quindi secondo voi Obama + Edwards entrambi candidati riuscirebbero, ad esempio in California, a guadagnare più
delegati di quanto potrebbe fare un Obama che corresse da solo contro la Clinton ma appoggiato da Edwards ?
Però non considerate che in questo secondo caso Obama potrebbe vincere sin da subito nei singoli stati ?


Democratico

Anonimo ha detto...

Secondo me sì (ma è un'ipotesi astratta). Nel senso: supponiamo che Edwards prenda 100 delegati (per fare un esempio). Se dopo il supermartedì decidesse di dare il proprio appoggio a Obama e di "cedergli" i delegati questi darebbero presumibilmente (almeno per la stragrande maggioranza) la propria preferenza al Senatore dell'Illinois. Se invece Edwards si ritirasse prima del Supermartedì potrebbe darsi che dei voti che gli avrebbero fatto ottenere i 100 delegati una buona parte, se non addirittura la maggioranza, vadano alla Clinton. Comunque sia sono pure astrazioni, bisognerebbe essere nella testa degli elettori di Edwards.

Anonimo ha detto...

Chissà se è stato fatto qualche sondaggio sugli elettori di Edwards e le loro preferenze per Obama e la Clinton

Democratico