martedì 26 febbraio 2008

Gli alleati della Clinton hanno dubbi sui superdelegati


Di Jack Cafferty (CNN)

A Hillary Clinton probabilmente non piace che alcuni suoi supporter si chiedano se la sua vittoria su Barack Obama dipenda dai superdelegati.
Il membro del Congresso Charlie Rangel, che è uno dei più importanti alleati afro-americani della Clinton, insiste nel dire che è il popolo, e non i superdelegati, a scegliere il candidato Democratico, e aggiunge "La volontà del popolo è ciò che prevarrà alla convention, e non sarà la convention a decidere cosa vuole il popolo".
Poi c'è il Senatore di New York Chuck Schumer, un altro grande sostenitore della Clinton, che non sembra entusiasta della volontà della ex first Lady di giocarsi la nomination contro Obama alla convention di agosto. Il Senatore senior di NY sta cercando di convincere la Clinton e Obama di trovare un accordo sul vincitore dopo l'ultimo caucus di giugno.
Nel frattempo la Clinton non dà segni di cedimento. Ha invitatoi superdelegati a fare la loro scelta sul candidato da sostenere. Ha detto che i superdelegati devono usare la loro libertà di giudizio e non limitarsi a ratificare la volontà popolare. Già, perchè dare la nomination al candidato che ha il maggior supporto popolare?
Obama ha vinto le ultime otto votazioni una dopo l'altra e ha superato la Clinton nel computo totale dei delegati e tra quelli elettivi. Tuttavia, insegue tra i superdelegati.
Ecco la mia domanda: cosa può voler dire il fatto che gli alleati della Clinton adesso dibattono sulla sua dipendenza dai superdelegati.

Ed ecco alcune risposte dai lettori.
Eric: Da Democratico convinto, e due volte elettore di Clinton, sono innervosito dalla prospettiva che i Repubblicani abbiano ragione su un punto. La Clinton vuole manipolare il sistema dei superdelegati a suo vantaggio, e allora i Repubblicani che odiano i Clinton avrebbero ragione: La Clinton-machine farà di tutto per conquistare il potere. E' una vergogna

Glen: La richiesta della Clinton che i superdelegati scelgano indipendentemente dal voto popolare è un atto di disperazione destinato a fallire. Ha un'opportunità equa e corretta di impressionare gli elettori. Se fallisce vuol dire che l'altro candidato è la scelta del popolo. Una soluzione di compromesso vorrà dire la sconfitta a Novembre.

John: E' il caso di dire che la campagna della Clinton semplicemente non funziona. Non capiscono il fascino di Obama, e di conseguenza non capiscono come affrontarlo. Fanno ripetutamente dichiarazioni che dovrebbero essere epiche, e invece si rivelano dei boomerang. E' una combinazione di scarso giudizio e ambizione cieca che è diventata talmente ovvia che anche alcuni sostenitori se ne stanno allontanando.

Patricia: Sono contraria a questa storia della "Hillary-cattiva vuole rubare la nomination" messa in giro in queste settimane. La verità è che i superdelegati devono essere leali al partito e non al candidato, e perciò dovranno supportare il candidato che avrà le maggiori possibilità di battere McCain a novembre. Se molti cominciano a schierarsi con Obama significa che i leader del partito lo vedono come il nuovo "candidato dell'establishment"

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