mercoledì 27 febbraio 2008

Rassegna stampa repubblicana: guai con i finanziamenti, Huckabee non si arrende, McCain piace ai Dems

Dopo la storia della presunta relazione con una giovane lobbysta, che ha avvelenato la sua campagna elettorale, John McCain si trova nel mirino delle critiche dei Democratici riguardo questioni etiche. La bordata stavolta riguarda il finanziamento della campagna elettorale: mentre i due candidati democratici sono impegnati a farsi la guerra, ci pensa il presidente del partito dell'asinello, Howard Dean, ad attaccare il front-runner Repubblicano. Dean ha accusato McCain di aver eluso le leggi che regolano i finanziamenti della campagna elettorale, chiedendo un finanziamento pubblico e poi ritirando la richiesta. Il finanziamento pubblico impone un tetto di spesa di 54 milioni per le primarie, ma McCain ne ha già spesi 49, da qui la decisione di ritirare la richiesta e proseguire a raccogliere fondi privatamente.
Lo staff di McCain ha replicato alle accuse dicendo che le leggi federali non impediscono il rifiuto dei finanziamenti pubblici dal momento che il senatore non ha ancora ricevuto i soldi, e che è diritto costituzionale dei candidati cambiare idea.

Huckabee non si arrende
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Qualche giorno fa, parlando della quasi matematica nomination di McCain, Huckabee ha detto "Al college non mi sono diplomato in matematica, mi sono diplomato in miracoli" ironizzando sul suo passato di pastore battista. E a quanto pare l'ex Governatore dell'Arkansas non vuole davvero arrendersi e, ben lungi dal ritirarsi, pare ancora puntare alla possibilità di scalzare McCain. Martedì ha pubblicamente invitato il front-runner ad un dibattito pubblico per confrontarsi sui temi programmatici e per parlare di questioni scottanti come il finanziamento della campagna elettorale e l'eleggibilità di McCain tra i conservatori.
"I Repubblicani meritano un dibattito" ha detto, aggiungendo di essere deluso da fatto che non ne è stato previsto uno dal momento in cui Romney si è ritirato lasciando campo libero a McCain.

McCain piace ai Governatori Democratici
I Governatori Democratici degli stati-chiave per le presidenziali stanno esprimendo una incondizionata ammirazione per McCain, se non dal punto di vista politico, quantomeno da quello della storia personale e della reputazione, e riconoscono che a novembre rappresenterà un osso duro soprattutto per la sua capacità di attrarre i voti degli indipendenti.
"E' un avversario duro e impossibile da sottostimare" ha detto la Governatrice dell'Arizona Janet Napolitano, mentre il suo collega della Pennsylvania Edward G. Rendell ha dichiarato "Per molti versi, è il candidato ideale per la Pennsylvania".
Questi attestati di stima derivano dal fatto che McCain, approfittando della nomination ormai in tasca, può permettersi il lusso di cominciare già da oggi la campagna elettorale per le presidenziali di novembre, soprattutto negli stati in cui gli indipendenti e i democratici delusi possono diventare l'ago della bilancia.
"In Michigan piace" ha detto la Gov. Jennifer Granholm "piace agli indipendenti - almeno nel recente passato - e in Michigan ce ne sono tanti. Chiunque sarà il candidato Democratico, in Michigan dovrà faticare".

Ultime su McCain
Parlando ormai da nominato in pectore, McCain può permettersi di rilasciare dichiarazioni sincere che altrimenti sarebbero piuttosto rischiose.
La prima riguarda l'incidenza della politica estera sulla sua eleggibilità: "L'Iraq giocherà un ruolo essenziale nel giudizio che gli elettori daranno su di me" e la sua maggiore preoccupazione, al momento, è di dover convincere una nazione stanca della guerra che la strategia americana in Iraq sta funzionando e deve essere proseguita. Tra gli stessi elettori Repubblicani serpeggia infatti la volontà di porre fine all'impegno in Medio Oriente, e ciò potrebbe evidentemente favorire Obama o la Clinton.
Secondo un sondaggio Gallup, il 43% degli americani ritiene che la strategia in Iraq stia migliorando dopo l'invio di nuove truppe, ma comunque il 60% è contro la guerra.
In seguito il senatore ha preso le difese di Obama contro un conduttore radiofonico conservatore, Bill Cunningham, che presentando un intervento di McCain davanti a un gruppo di sostenitori Repubblicani ha più volte chiamato il candidato Democratico con il suo secondo nome, Hussein, in modo provocatorio.
McCain non era presente durante lo show di Cunningham, ma appena ha preso la parola ci ha tenuto a prendere le distanze dal presentatore. McCain si è scusato per le frasi e ha dichiarato che non è corretto usare il secondo nome di Obama sui media con scopi denigratori.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Bè che dire ? A differenza del giornalista cialtrone McCain si è comportato da signore.

Amici ricordate quando ho detto che nonostante i sondaggi poco favorevoli sentivo che Obama ce l'avrebbe fatta anche nel Maine e poi è andata in quel modo ?

Bè oggi, anche alla luce del dibattito in Ohio, posso dirvi che sono praticamente certo che Obama vincere nel numero di delegati totali le primarie del 4 marzo.

Democratico