Approfittando di un viaggio all'estero di una delegazione del Congresso Americano, John McCain farà il suo primo tour mondiale da candidato presidenziale. Mentre i suoi avversari sono costretti a lottare su ogni minimo argomento di politica interna, McCain può permettersi di andare nei luoghi che maggiormente vengono influenzati dalla politica americana, e stringere le mani ai principali leader, di cui fra qualche mese potrebbe essere collega. Uno spot elettorale in piena regola, che darà a McCain un'immagine quantomai istituzionale, che potrebbe rivelarsi decisiva nell'opinione degli elettori e che comunque è un indubbio vantaggio rispetto ai Democratici.
Dopo aver ricevuto l'appoggio ufficiale di Bush, McCain partirà alla volta dell'Europa, con tappe a Parigi e Londra, e del Medio Oriente, dove incontrerà il premier israeliano Ehud Olmert e il ministro degli esteri Tzipi Livni. E' la prima volta che un candidato americano alle presidenziali, repubblicano o democratico, si reca in visita in Israele nell'anno delle elezioni.
Al suo ritorno, McCain ha in programma una serie di discorsi in cui traccerà un bilancio del viaggio e degli incontri.
Ron Paul lascia, anzi no
Due giorni dopo l'ufficializzazione della nomination di John McCain Ron Paul, l'unico altro candidato Repubblicano ufficialmente ancora in corsa, aveva pubblicato su YouTube un video in cui accennava alla possibilità di ritirarsi dalla corsa, vista l'impossibilità di conseguire la vittoria e visto che comunque alcuni obiettivi simbolici erano stati raggiunti.
Oggi però, intervistato da "American Morning" sulla CNN, Paul precisa che la sua campagna "si sta certamente concludendo, ma visto il numero di primarie ancora in programma, non è ancora finita. Se fai una campagna elettorale solo per ottenere il potere, allora è conto. Se invece fai una campagna elettorale per cambiare il modo di pensare e il futuro della nostra nazione, allora la campagna non finisce mai".
Paul ha anche ribadito che non si candiderà come Presidente per il Libertarian Party, e che non appoggerà McCain "I Repubblicani hanno il diritto di votare per qualcuno che rappresenti i tradizionali principi repubblicani. Non sosterrò John McCain finchè non cambierà le sue vedute. Non rappresenta nulla di ciò per cui mi batto da 30 anni. Come potrei rinnegare tutto quello di cui parlo da 30 anni e dire 'Ah, ok, adesso è tutto finito, poichè l'unità è la cosa più importante appoggerò McCain'. Nessuno lo capirebbe, io per primo"
Paul è l'unico dei candidati Repubblicani a supportare il ritiro delle truppe USA dall'Iraq e nell'intervista ha sparato a zero anche su Barack Obama, accusandolo di aver sempre votato per finanziare la guerra, e di voler aumentare le truppe in Afghanistan.
Romney apre alla vicepresidenza
Mitt Romney, l'ex favorito per la nomination Repubblicana, torna a parlare di vicepresidenza e mostra di aver cambiato posizione anche su questo tema. Quando Romney si è ritirato dalla corsa, McCain sembrava un candidato "debole", accolto dallo scetticismo di molti e dall'ostilità aperta dei conservatori.
Oggi, a distanza di poche settimane, la situazione è ben diversa: McCain è atteso da alcuni mesi di campagna elettorale in solitaria e i sondaggi lo danno favorito mentre i Democratici si accapigliano fra loro.
Perciò Romney, vedendo ben delineata la possibilità di una vittoria di McCain, ha rilasciato questa dichiarazione a Fox News: "Penso che ogni leader Repubblicano nel paese sarebbe onorato di ricevere la nomination a vicepresidente. E se il nominato del partito ti chiedesse di fargli da vice, bisognerebbe solo esserne onorati e accettare, ovviamente".
E a proposito di Obama e della Clinton: "Ascoltando Obama e la Clinton parlare di esperienza riguardo la sicurezza nazionale mi sembra di vedere due chihuauha che litigano su chi sia il cane più grosso. Ma il cane più grosso è McCain. Spero comunque che la nomination la vinca Obama, perchè a quel punto per la gente sarà più facile riconoscere la sua inesperienza. Con la Clinton potrebbe esserci confusione, perchè si potrebbe pensare che siccome era lì mentre suo marito era Presidente, allora anche lei abbia esperienza in merito. Ma non è così, lei non ha più esperienza di Obama".
McCain non è sempre "pappa e ciccia" con la stampa
John McCain è famoso per avere un ottimo rapporto con i media, e raramente gli capita di polemizzare con un giornalista.
I giornalisti di solito ricambiano, tanto che quando, lo scorso week-end, ha invitato 40 giornalisti nel suo ranch in Arizona per un barbecue, l'argomento più scottante toccato nelle domande è stata l'abilità del candidato a maneggiare il grill.
Ma i reporter dell'Arizona sanno che McCain sa anche essere molto più spigoloso, come ha potuto verificare recentemente Elizabeth Bumiller del New York Times, rea di scrivere per il giornale che ha diffuso la notizia della relazione di McCain con una lobbysta.
Alcuni ex giornalisti dell'Arizona Reporter, il principale quotidiano dello stato, hanno raccontato a The Politico alcuni episodi. Nel 2002, il reporter Ward Bushee arrivò al Republic e si rese conto che, nonostante McCain passasse per uno dei senatori più alla mano, non c'erano linee di comunicazioni tra lui e il giornale. i dissidi con il Republic nascono nel 1989, quando McCain fu implicato nello scandalo Keating Five, una storia di corruzione da cui il senatore uscì relativamente bene nel 1991. "I nostri rapporti cordiali evaporarono letteralmente sotto i nostri occhi" ha raccontato il reporter Andy Hall. Hall fu uno dei reporter che indagarono sul coinvolgimento di McCain nello scandalo, fu oggetto di una dura reazione del senatore, che arrivò a dire che neanche i vietnamiti lo avevano trattato in quel modo.
Nella sua biografia del 2002, McCain è ritornato sulla faccenda ricordando il comportamento provocatorio dei giornalisti ma ammettendo di aver avuto una reazione "ridicola e immatura".
Una nuova frattura tra McCain e il Republic avvenne nel 1994, quando il giornale pubblicò la notizia che Cindy, la moglie del senatore, era dipendente da antidolorifici.
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