mercoledì 2 aprile 2008

Guida alla scelta del vicepresidente

In questi giorni, il gioco preferito a Washington è cercare di indovinare chi sceglierà John McCain come candidato alla vicepresidenza.
La giornalista Katie Couric della CBS ha condotto un'inchiesta tra i pezzi da 90 di entrambi i partiti per svelare i dietro le quinte della ricerca.
L'ex capo dello staff di Ronald Reagan, Ken Duberstain, ha detto che il ruolo del vicepresidente è quello di agire come "uno sherpa, una guida. Ci sono quattro prove che un vicepresidente deve superare, le quattro C: competenza, chimica, credibilità e compatibilità"
"La prima cosa da fare è cercare un candidato che non ti danneggi" ha spiegato l'ex leader Democratico al Senato George Mitchell.
Una sorta di giuramento di Ippocrate, lo definisce la Couric.
"Un candidato che non intralci le possibilità di vittoria e che ovviamente dia una mano" spiega Mitchell.

Considerata l'età di McCain - e la sua esperienza sulla sicurezza nazionale - è probabile che voglia cercare qualcuno con un profilo diverso dal suo.
"Ha bisogno di qualcuno che abbia l'equivalente dell'esperienza di McCain in politica estera e sicurezza nazionale declinato sul versante della politica interna" dice Duberstein.
Anche se IL nome non verrà fatto prima di alcuni mesi, I nomi dei papabili circolano già.

Potrebbe essere qualcuno che ha fatto campagna per McCain, come il governatore del Minnesota Tim Pawlenty o l'ex rappresentante dell'Ohio Rob Portman. O al contrario un ex rivale come Mitt Romney.
"La scelta del vicepresidente è assolutamente critica perchè dice molto riguardo le capacità di giudizio di un candidato alla presidenza" spiega Duberstein.

La geografia era un criterio importante per Franklin Delano Roosevelt, che ebbe tre diversi vice nei suoi quattro mandati. "Si dice che Roosevelt scegliesse un vice diverso ogni quattro anni - la maggior parte dei quali sconosciuti - solo perchè voleva vincere uno stato" ha detto lo storico Douglas Brinkley.

L'unità del partito fu invece vitale per il centrista Dwight Eisenhower quando scelse Richard Nixon.
"Non gli piaceva Nixon" spiega Brinkley "Erano incompatibili, ma aveva bisogno di lui perchè era appoggiato dalla destra del partito".

Nel caso di Bill Clinton e Al Gore nel 1992, due candidati simili formarono una coppia vincente.
"Erano della stessa religione" ricorda Brinkley "entrambi giovani, ma la combinazione di gioventù ed energia fu un fattore enormemente positivo".

Nel 2000, fu l'uomo incaricato da George W. Bush di cercare il candidato giusto ad ottenere il posto.

E a volte i rivali nelle primarie diventano alleati cruciali nelle presidenziali.
"Senza Lyndon Johnson come VP, probabilmente Kennedy non avrebbe vinto" sostiene Brinkley.

Molti sperano ancora che possa succedere anche con i due candidati Democratici ancora in corsa, anche se sembra sempre meno probabile ogni giorno che passa.
Come sarebbe un ticket Obama/Clinton o Clinton/Obama?
"Credo che avrebbe un grandissimo appeal" dice Mitchell "Se i Democratici ritenessero questo il miglior ticket possibile, e uno dei due mettesse da parte le ragioni personali, questo avrebbe un effetto sul suo futuro nel partito".

Ma sono già sul tavolo altri nomi.
Per Obama si parla di esperti in sicurezza nazionale come Jim Webb o il Generale Anthony Zinni, o uomini con esperienza di governo come Michael Bloomberg.
Per la Clinton, il Governatore di uno stato cruciale, come Ted Strickland dell'Ohio o Ed Rendell della Pennsylvania.
O lo stesso Mitchell.
La Couric lo ha chiesto a Mitchell, che ha risposto "Date tutte le circostanze, le probabilità che io sia scelto come vicepresidente sono le stesse che lei venga scelta da McCain".

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