mercoledì 13 febbraio 2008

Pressing sui superdelegati


E' il momento in cui la seconda ondata di super-delegati comincia ad esprimere le proprie preferenze. Dopo gli endorsement fatti dai big del partito e dai vari Governatori, è la volta delle figure di secondo piano, dei deputati e dei rappresentanti locali che hanno atteso il Super Tuesday, o che le primarie arrivassero nel loro stato, per esprimersi a proposito dei candidati.
L'ultima e più corposa, nonchè decisiva, ondata si avrà a ridosso della convention, e quest'anno sarà molto probabilmente un'ondata dell'ultimo minuto perchè decisiva, e i super-delegati dovranno decidere forse se ribaltare o no il voto popolare. Non c'è da invidiarli.
In questa fase è il clan dei Clinton a muoversi con la forza di una squadra per fare il pieno di appoggi da parte del partito: i risultati non entusiasmanti culminati con il licenziamento del capo della campagna elettorale Patty Doyle (ispanica, sostituita da Maggie Williams, una nera) potrebbero preludere ad una emorragia di super-delegati, ecco quindi correre ai ripari in maniera anche conclamata, mentre Obama sembra ancora concentrato sulla campagna elettorale vera e propria.
Durante una puntata dell'Early Show in onda sulla CBS, sono stati intervistati tre superdelegati democratici: Jason Rae, il più giovane superdelegato (21 anni), David Hardt del Texas (nella foto) e Nancy DiNardo del Connecticut. Non tre big, ma tutti accomunati dall'essere stati "accerchiati" da Bill e Chelsea Clinton.
Rae ha dichiarato "Non mi hanno fatto pressione, mi hanno semplicemente parlato come si fa ad un elettore qualsiasi."
Hardt ha raccontato di aver ricevuto telefonate da Bill e di essersi incontrato a colazione con Chelsea : "Quando il tuo cellulare squlla e ti dicono che il Presidente Clinton vuole parlarti pensi subito ad uno scherzo, poi senti la sua voce ed è inconfondibile. Sono stato preso alla sprovvista, ma l'opportunità di chiacchierare con l'ex Presidente è sempre una cosa straordinaria"
Anche la DiNardo ha raccontato di aver ricevuto una telefonata privata da Bill Clinton: "Stavo guidando, e anch'io ho pensato sulle prime che fosse uno scherzo".
Nessuno dei tre ha spiegato se questo pressing li ha portati ad una decisione, ma Rae ha tenuto a chiarire "Alla fine è evidente che dipende da me decidere chi sia il miglior candidato per il partito".
E intanto Marcello Foa riferisce di un incontro a porte chiuse tra la Clinton e un buon numero di superdelegati, alla fine del quale sarebbe emersa una posizione condivisa all'interno del partito "Hillary deve prevalere con ampio margine nel Texas e in Ohio altrimenti è fuori".

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