lunedì 3 marzo 2008

La Clinton parla delle elezioni in Russia

Senza dubbio la competenza in politica estera è uno dei punti forti di Hillary Clinton, come dimostra anche questo articolato intervento in merito alle elezioni russe di ieri che hanno visto trionfare - come ampiamente previsto - Medvedev (nella foto) il candidato sponsorizzato e designato dal presidente uscente Putin:

"Le elezioni presidenziali in Russia - dove l'insediamento di Dmitriy Medvedev come successore auto-designato di Vladimir Putin non è mai stato in dubbio - rappresentano una pietra miliare nell'allontanamento del paese dalla democrazia. Quelle di domenica non sono state elezioni aperte e democratiche, e al popolo russo è stata negata l'opportunità di scegliere i loro leader e il futuro della loro nazione Non c'è altro modo per descrivere queste elezioni.
Medvedev ha detto cose positive nel corso della campagna elettorale, e sarà compito del Presidente degli Stati Uniti mettere alla prova queste parole, per vedere se possono segnare un nuovo corso per la politica russa e la politica estera. Ma dobbiamo tenere gli occhi aperti, la lista di temi che dividono Stati Uniti e Russia è lunga, e sta crescendo ancora. Nel cuore dell'Europa, dove abbiamo lavorato duro sin dalla fine della guerra fredda per superare le vecchie ostilità, stiamo assistendo a nuove dispute tra la Russia e gli stati vicini.
La Russia ha sentimenti di nazionalismo ostile nei confronti di altri paesi come l'Estonia e la Georgia, ha usato ripetutamente il gas naturale e il petrolio come arma politica, tentando di bloccare gli sforzi diplomatici occidentali di mantenere la pace nei Balcani, ha criticato le nazioni che intendono unirsi alla NATO, e hanno evidenziato che vedono il progresso democratico nei paesi confinanti come una minaccia.
Putin ha messo la Russia in una competizione a somma zero con gli USA e molti dei nostri alleati. Ha censurato i mezzi di informazione, ha incarcerato gli oppositori politici e ridotto le elezioni a mera formalità.
Sfortunatamente, il Presidente Bush non ha saputo comprendere quanto stava avvenendo. Ha cominciato a stracciare i trattati senza trovare altri modi per preservare i mutui rapporti, mentre la Russia sfidava gli interessi degli USA e dei suoi alleati. Dopo l'11 settembre, il Presidente Bush ha concentrato i rapporti con la Russia solo sulla lotta al terrorismo. Putin ha interpretato questo comportamento come un'autorizzazione a fare ciò che voleva in patria e nei paesi confinanti. Nel frattempo le relazioni dell'America con gli alleati europei, che sono essenziali per una efficace politica russa, si sono logorate.
Semplicemente, dobbiamo fare meglio di così. Negli ultimi sette anni, l'amministrazione Bush ha trascurato sia i grandi problemi che le grandi opportunità nei nostri rapporti con la Russia.
Da presidente, sarò pronta a lavorare con la Russia laddove i nostri interessi coincidano - la lotta al terrorismo e alla proliferazione nucleare sono solo due esempi - ma voglio anche che la Russia capisca quali sono le priorità per l'America, e che noi lotteremo per queste."

3 commenti:

Anonimo ha detto...

La Clinton è competente e credo che nessuno lo metta in dubbio. Quel che è da vedere è se avrà anche la capacità di utilizzare questa conoscenza con giudizio ed equilibrio se dovesse diventare presidente.

Per quanto riguarda la situazione nell'est europeo, la politica degli Stati Uniti è da anni assai ambigua. Da un lato Clinton intervenne per bloccare lo sterminio della popolazione albanese del Kosovo, sostenendo gli sforzi dell'UCK contro l'esercito di Milosevic. Dall'altro si guardò bene dal condannare la condotta di Eltsin in Cecenia, chiudendo un occhio sulla condannabile politica di repressione attuata nella regione, poichè la Russia di allora, che assumeva i connotati di un paese che cominciava a guardare all'occidente, era vista come un potenziale economico da tenere d'occhio.

Dopo aver concluso la guerra nei
Balcani il Kosovo è stato abbandonato in balia della criminalità organizzata, ed il patto post 11 settembre tra Bush e Putin, ha fatto sì che si perdesse l'occasione per avviare una fase di dialogo multilaterale, senza scongiurare eventi come quelli di Beslan e del teatro di Dubrovka. Alleanza talmente fragile che è poi svanita con la nuova corsa agli armamenti tra i due paesi. Il risultato di tutto ciò è l'estrema fragilità dello scacchiere internazionale ed i rigurgiti nazionalistici e perfino razzisti in molti paesi slavi, e per l'Europa è come camminare su una lastra di ghiaccio. E' per questo che gli americani hanno il dovere morale di scegliere un personaggio che si ponga come mediatore internazionale e non come il presidente delle decisioni unilaterali, visto che di gente così il mondo ne ha già troppa.

G. ha detto...

Hai ragione, e l'intervento della Clinton, pur molto puntuale, alla fin fine aria fritta, visto che non è ipotizzabile una vera contrapposizione tra Usa e Russia stile guerra fredda (anche se piacerebbe a McCain). Sicuramente gli Usa hanno fatto male i conti quando era al potere Eltsin, non hanno capito quello che stava per succedere in Russia e hanno lasciato che si rafforzasse senza pensare agli sviluppi futuri, come se Eltsin dovesse durare a lungo o comunque dare il via ad una linea politica sempre uguale. Invece è arrivato Putin.

Anonimo ha detto...

Esatto, ed ora risolvere la questione russa è un'impresa impossibile. L'unica speranza è che la situazione nei Balcani non degeneri, e che non succeda niente in Cecenia. Bisogna compiere qualche distinguo: l'atteggiamento dei capi kosovari e dei militanti dell'UCK è sempre stato più "moderato" di quello degli indipendentisti ceceni, che hanno agito non come forza indipendentista, ma come un gruppo terroristico spietato. Lo stesso Kadyrov (il Primo Ministro ceceno) è considerato un torturatore, niente di meglio di Putin. Mentre i primi hanno sempre desiderato un Paese multietnico (come dimostra la stessa bandiera kossovara) e aperto all'Europa. Ma non per questo deve essere la popolazione cecena a rimetterci: sarebbe importante per gli USA trovare, con le parti in causa, un interlocutore "pulito" (non che sia facile), ed avviare un linea di poltica estera coerente. Paradossalmente gli Stati Uniti (come dieci anni fa) si trovano a sfidare gli interessi russi nei Balcani, sostenendo l'indipendenza del Kosovo dalla Serbia, e al contempo a proteggere gli stessi interessi di Medvedev e Putin in Cecenia. E' grottesco!