venerdì 7 marzo 2008

La fortuna di John McCain

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di Michael Scherer (Time)


Nonostante la sua superstizione, John McCain ama definirsi come "l'uomo più fortunato che potrete mai incontrare". Il più delle volte si riferisce al passato - la morte scampata nel 1967 o i cinque anni di prigionia e torture a cui è sopravvissuto ad Hanoi. Ma la fortuna continua oggi. Le sue vittorie di martedì in Ohio, Texas, Rhode Island e Vermont hanno segnato la nomination Repubblicana e uno dei più notevoli percorsi della politica moderna.
Così non è stata una sorpresa quando martedì notte a Dallas McCain ha chiarito la sua posizione davanti a centinaia di sostenitori "Non ho mai creduto di essere predestinato a diventare Presidente. Non credo che nessuno sia predestinato a guidare l'America" ha detto tra gli applausi.
Però non si può negare che la fortuna lo abbia aiutato ad assicurarsi la nomination. Appena due mesi fa, il Senatore dell'Arizona era quasi fuori dai giochi, alle prese con una campagna elettorale essenziale e uno staff ridotto all'osso e costretto a lavorare gratis. Poi praticamente tutto ha cominciato a girare nel verso giusto: Mike Huckabee ha vinto in Iowa, frenando la maestosa campagna di Mitt Romney. Rudy Giuliani ha rinunciato al New Hampshire, lasciando che i suoi sostenitori moderati si orientassero su McCain. Fred Thompson è rimasto in corsa sino alla South Carolina togliendo abbastanza voti ad Huckabee da permettere a McCain di vincere nello stato. Anche Huckabee ha fatto la sua parte ingaggiando un disperato tentativo di vincere in Michigan ed evitando di attaccare McCain prima del suo ritiro di martedì.

E la fortuna continua. Mentre McCain festeggia la nomination, i Democratici sono ancora divisi da una lotta intestina. Nelle interviste di martedì, i Repubblicani giudicano la gara tra la Clinton e Obama un dono del cielo. "Quello che Hillary ha detto in Texas è musica per le nostre orecchie" ha confessato Scott Reed, consigliere Repubblicano.
Si riferisce in particolare allo spot della Clinton che mette in dubbio le capacità di Obama di garantire la sicurezza nazionale. E' esattamente il messaggio che porterà avanti McCain nei prossimi mesi, soprattutto se il suo rivale sarà Obama. "Tutto ciò che dobbiamo fare è prendere quello spot e aggiungerci la scritta 'pagato dal Partito Repubblicano'" ha aggiunto Reed.

I sostenitori di McCain sperano inoltre che la lotta fra i Democratici affievolisca l'entusiasmo. Se la Clinton vincerà la nomination, molti dei sostenitori di Obama non la seguiranno. Se vincerà Obama, i Repubblicani sperano che gli attacchi della Clinton danneggino irreparabilmente la sua immagine. "Quando è sotto pressione è molto meno efficace rispetto a quando ha 15.000 persone adoranti" ha detto Dick Wadhams, il presidente del partito in Colorado.
Per oltre un anno i Democratici hanno goduto di un enorme entusiasmo, concretizzatori in affluenza alle urne e fondi raccolti. La percentuale di americani che si identificano come Repubblicani è crollata al 39% contro il 52% dei Democratici. McCain è consapevole della sfida "Capiamo che dobbiamo portare entusiasmo alla base" ha spiegato Charlie Black, senatore e lobbysta consigliere di McCain, che però non è preoccupato "Il maggiore entusiasmo nella storia politica è stato quello per George McGovern" ha spiegato, riferendosi al candidato Democratico che nel 1972 perse in 49 stati contro Nixon.

Black fa affidamento sull'ondata di ottimismo nata in questi due mesi. Ma rimangono otto mesi da qui alle elezioni, ed è molto tempo anche per un uomo come McCain, che sembra baciato dalla dea bendata. Lui stesso sa che le porte della fortuna si aprono in entrambi i versi. E infatti martedì sera, nel bel mezzo del suo discorso, il gobbo elettronico di è rotto.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Penso qualunque sarà la sfida a dicembre, McCain parta troppo avvantaggiato per non essere il favorito. La campagna di Obama è stata danneggiata (forse irrimediabilmente) da Hillary, che è riuscita anche a distruggere anche la propria, di credibilità. Tra i due litiganti il terzo gode. Siamo ai primi di marzo, ma la nomination democratica potrebbe non arrivare prima di 3 mesi.

Una cosa che mi incuriosisce moltissimo è sapere se Al Gore stia seguendo le primarie oppure sia dedito 24 ore su 24 al giardinaggio.. Chissà cosa penserà di tutto ciò..

G. ha detto...

Al Gore non era un estimatore dei Clinton prima, dubito lo sia diventato adesso ;-)
Ma soprattutto, uno dei vari motivi per cui non si è candidato quest'anno è proprio per non dividere il partito in una lotta fratricida con la Clinton. Se avesse immaginato che la spaccatura ci sarebbe stata lo stesso magari ci avrebbe fatto un pensierino

Anonimo ha detto...

Già, e chissà come sarebbero andate le cose. Senz'altro è molto più carismatico e meno "timido" che nel 2000, e si può anche fregiare di aver vinto un Premio Nobel, che per i Presidenti americani o candidati tali sembra essere diventato un premio di consolazione, chiedere a Jimmy Carter per la conferma. Da un lato sarebbe stata una campagna ancora più controversa, vista la polemica sulla sua enorme villa con piscina e sul figlio di Gore, un tantino "esuberante". Ma dall'altro lato Gore ha assunto un piglio molto presidenziale, ed è diventato un personaggio assai popolare, anche e soprattutto tra i giovani. Avrebbe avuto qualche chance di diventare Presidente? Guido?

G. ha detto...

Penso che, paradossalmente, Al Gore stavolta avrebbe avuto un percorso opposto rispetto al 2000. Probabilmente avrebbe avuto ottime possibilità alle presidenziali (per quanto all'elettore medio interessi molto poco la vittoria del Nobel), ma avrebbe rischiato di più nelle primarie se si fosse presentato contro la Clinton.
Entrambi rappresentano l'establishment, ma la Clinton avrebbe potuto porsi come la novità, e forse anche una buona fetta del partito avrebbe appoggiato lei per una questione anche di equilibri interni.